personalità eclettica, fausto mesolella dal 1986 è lo storico chitarrista della piccola orchestra avion travel, nonché compositore e arrangiatore. tante sono le collaborazioni importanti con artisti quali gabriella ferri, nada, andrea bocelli, paolo conte, gianmaria testa, gianna nannini, samuele bersani. fra i suoi interessi anche la direzione artistica del premio bianca d’aponte, il più importante festival a livello nazionale dedicato al cantautorato femminile. il musicista casertano proprio quest’anno festeggia i “primi 50 anni di chitarra”, strumento che suona da quando ne aveva dodici. un traguardo importante che lo ha portato a dare un senso vocale al suo “chitarrismo”, mettendo al centro di una creazione musicale parole profonde e somiglianti al suo modo di essere. prediligendo da sempre l’aspetto umano, rispetto a quello artistico, è stato naturale avvicinarsi al mondo dello scrittore stefano benni, con il quale è maturata un’amicizia nel corso di un progetto realizzato insieme, vale a dire lo spettacolo teatrale “ci manca totò”.
fausto, affascinato da alcune poesie dell’artista bolognese, ha pensato di creare per loro un tappeto musicale sul quale intervenire in veste di “dicitor cantante“, donando in questo modo una forma teatrale al tutto. ha preso vita così cantostefano, album realizzato nello “studio” di casa, rispettando integralmente i testi originali e che, oltre alla chitarra, immancabile protagonista, vede la presenza di basso, batteria, flicorno, contrabbasso e pedal steel. i cori sono poi impreziositi dalla talentuosa voce di petra magoni, (cantante che, insieme al contrabbassista ferruccio spinetti condivide il progetto musica nuda). il primo video estratto dall'album, per la regia di alfredo buonanno, è relativo al brano tulipani: la storia di un fiore (o di tutti i fiori), che nascono, raggiungono il loro splendore e poi ci salutano... una melodia dolcissima che accompagna parole rese ancor più intense dal recitato cantato, avvolge languidamente chi si abbandona in ascolto, regalando emozioni che permettono di volare “alto”, al di sopra di qualsiasi affanno quotidiano…
laura kabasomi kakoma (in arte somi) è una cantautrice ed interprete nata in illinois da genitori immigrati in america dal rwanda e dall'uganda. il suo è un percorso di vita in senso inverso. nel 2011, dopo la morte del padre e su consiglio di hugh masekela (trombettista tra i grandi esponenti della musica africana e suo grande amico) ha lasciato new york e si è trasferita a lagos. qui, somi, che in america si era già conquistata una certa attenzione nel mondo jazz, ha avuto modo sia di arricchire il proprio repertorio, che di ampliare le conoscenze della musica nigeriana, esibendosi spesso con artisti locali. è nato così il suo nuovo disco, the lagos music salon, un progetto che si caratterizza per la costante sequenza, accanto a brani accattivanti, di pezzi i cui testi affrontano temi socialmente e politicamente impegnati quali il genocidio, l’infibulazione, il forzato sbiancamento della pelle... dal punto di vista melodico spicca l’influenza della musica nigeriana ed il brano "lady rivisited” prende spunto proprio da uno dei capolavori di fela kuti, impreziosito dalla presenza di angelique kidjo. non manca anche un’impronta più squisitamente americana nel pezzo “when rivers cry”, che vede la collaborazione con il rapper di chicago common. anche grazie ad una voce che unisce una tecnica perfetta ad una seducente intensità, somi ha saputo creare uno stile ibrido che fonde l’essenza del jazz e del soul con la profondità delle sue radici africane.
il video di
“brown round things”, ispirato dalla visione di alcune “donne della
notte” che abitano strade molto particolari di lagos, testimonia la
sensibilità di somi verso un tema sempre di scottante attualità come la
prostituzione femminile. il suo è un approccio particolare che, nel
rispetto assoluto delle scelte di vita individuali, si astiene da
qualsiasi giudizio morale, concentrandosi piuttosto sulle sensazioni
legate alla “perdita d’innocenza” che caratterizza questa sofferente
condizione di vita. quella tromba così struggente (suonata da ambrose akinmusire)che
accompagna il piano per tutto il pezzo, unita ad una voce ricca di
sfumature intime e delicate, trasmette il rispetto sincero per l’umanità
ferita di donne che comunque hanno trovato un loro modo per
sopravvivere in una città tanto dura…
la delicata "last song" parte dolcissima voce e piano fondendo le precedenti esperienze jazz di somi con le influenze assimilate nei 18 mesi passati a lagos. le immagini ci aiutano ad entrare in questo mondo in cui i sorrisi, i colori e la natura forniscono un grande contrasto con la visione delle degradate aree urbane. il brano è dedicato alla memoria delle vittime del volo interno abuja-lagos (dana air 992), schiantatosi durante l'atterraggio nella città africana il 9 giugno 2012, nel quale persero la vita tutte le 153 persone a bordo. in particolare somi fa riferimento ad una donna che aveva conosciuto una settimana prima, perita nell'incidente. il messaggio è di vivere ogni giorno fino in fondo perchè non possiamo mai sapere se sarà l'ultimo.
somi ha scritto "ginger me slowly" dopo aver sentito l'affascinante espressione in slang lagosiano (una varietà di pidgin english) "to ginger someone", praticamente "speziare qualcuno" che significa "farlo sentire bene". immagini in bianco e nero intime, romantiche, a tratti sensuali, accompagnano un brano che parla d'amore con sfumature minimali ma intensamente poetiche...
old fashioned lover boy è il nome d’arte di alessandro panzeri, cantautore napoletano, trapiantato a milano che ha già all’attivo un’esperienza nella band pop-rock degli abulico, con i quali ha realizzato due album. con the iceberg theory, pubblicato agli inizi di marzo, inizia il suo progetto da solista. il disco, intimo, del tutto istintivo e spontaneo, è una sorta di raccolta degli ultimi dieci anni di vita di alessandro. l’album, infatti, mette insieme pezzi scritti tantissimo tempo fa ed altri più recenti, frutto degli ascolti dell’ultimo periodo. nonostante il notevole arco temporale che separa i brani, il lavoro mantiene una sua omogeneità grazie a suoni naturali ed essenziali. fra chitarre, synth e batteria si crea un’atmosfera rarefatta e malinconica, con evidenti richiami al folk nordico ed incursioni anche nelle melodie degli anni ‘80.
cantato in inglese, il disco presenta sonorità e testi apparentemente semplici che, al contempo, cercano di trasmettere una profondità che stimoli l’interpretazione personale di chi ascolta. è questa per alessandro la “teoria dell’iceberg”: lasciando affiorare pochi, scarni concetti, se ne possono esprimere in realtà tanti altri. del singolo your song, con la collaborazione del videomaker svedese daniel larsen, è stato realizzato un suggestivo video in un luogo particolare (una ex fabbrica di panettoni), chiamato “perpetua”. le immagini, mostrando un ambiente in parte degradato, ma che comunque la luce e il sole riescono ancora ad illuminare, sono in perfetta sincronia con lo spirito malinconico ma non rassegnato della canzone. una ballata che con note semplici ma intense, colpisce dal primo ascolto, trasportando in un mondo di emozioni rarefatte, ma dolcemente ipnotiche e totalmente condivisibili: chi, almeno una volta non si è trovato a pensare: è tempo di cambiare, di cambiare la mia vita...
mi è capitato di recente di
imbattermi nel disco di matteo fiorino, uscito qualche settimana fa su
etichettafrivola records: il masochismo provoca dipendenza. è un album piacevole, espressione di un cantautorato
sbarazzino ma che allo stesso tempo offre interessanti spunti di riflessione,
spesso giocati sul filo di una poetica ironia. notando il suo passaggio per milano, ne ho approfittato e sono andato ad ascoltarlo dal vivo. è stata
l’occasione per scambiare quattro chiacchiere da vicino che mi hanno portato a
conoscere meglio matteo e la sua musica.
va
precisato che matteo non si è potuto esprimere al massimo delle sue
potenzialità, non tanto per i contenuti, in quanto le canzoni sono state
presentate in modo accattivante ed eseguite con impegno - tra l’altro
si è prodigato nell’intrattenimento del pubblico, risultando a volte illuminante nel
raccontare il senso più profondo dei suoi testi. il limite è stata la location,
il bar al confine
in zona porta genova. un locale che si è rivelato inadatto per questo genere di
situazioni, fortemente condizionato dall’impianto audio piuttosto carente e dai
presenti che in buona parte chiacchieravano amabilmente, disturbando chi voleva
rimanere concentrato nell’ascolto del concerto. nonostante le condizioni
ambientali, fiorino non si è scoraggiato, ha combattuto le avversità, portando
così a termine egregiamente la sua performance.
nel dopo concerto ho avuto l’opportunità di soffermarmi con
lui davanti a una birretta e quello che segue è più o meno quanto ci siamo
detti:
dalle informazioni diffuse dal tuo ufficio
stampa, oltre ad essere un cantautore sei anche un marinaio...
si, confermo! sono un pessimo marinaio con
mansione di cuoco ma lavorando su barche piuttosto piccole sono praticamente un
tutto-fare. mi imbarco solitamente per periodi brevi e soprattutto su barche a
motore.
mi risulta che da buon marinaio non mantieni le promesse (sbaglio o il tuo
disco doveva uscire nel 2013?)
quelle non le mantengo a prescindere. scherzo! diciamo che il mio slancio di
ottimismo è stato
severamente punito. purtroppo ci sono stati vari intoppi durante la produzione,
perciò
l'uscita è
slittata di un paio di anni, durante i quali sono diventato matto, ma durante i
quali ho sempre e comunque aggiornato i raisers sullo stato dei lavori. tutto
sommato è uscito
fuori un buon lavoro e, chi ha creduto in me fin dalla prima ora, adesso che ha
finalmente ricevuto il disco, si ritiene ampiamente soddisfatto. meno male,
va...
un'esperienza di sicuro molto formativa, al di
là del
raggiungimento dell'obbiettivo. solo quando ci sei dentro ti rendi conto che
fino a un attimo prima avevi pressoché totalmente ignorato una serie di aspetti legati alla creazione
dell'immagine e al suo confezionamento: in una parola, la “comunicazione”. in italia gli artisti tendono a sottovalutare questo aspetto, forse perché fino a pochi anni fa erano altre figure professionali ad
occuparsene, quindi è un “problema” nuovo. lo scopo principale di piattaforme
crowd-funding come quella di musicraiser, prima ancora che raccogliere fondi, è quella di promuovere la tua attività e coltivare il tuo seguito nel modo più diretto possibile, cioè coinvolgendolo nei tuoi progetti. lo staff ci crede un casino e
non lascia nulla al caso, anzi, ti segue in tutte le fasi, fa report continui e
si confronta con te in continuazione. ricordo le telefonate della mia tutor,
che con un tono di voce iper determinato mi spronava a seguire delle strategie. quelle telefonate avevano un'atmosfera orwelliana! ma effettivamente, se dai
retta a loro, la campagna funziona.
di norma, chi suona in ambienti in cui non è conosciuto, cerca di richiamare l’attenzione suonando qualche cover famosa. tu sei partito con un
brano di oratio e uno di nino bruno e le otto tracce. mi è sembrata una scelta
quantomeno bizzarra…
mi rifiuto di credere
che al mondo ci sia gente stordita dalla mancanza di curiosità al punto di aver
bisogno di ascoltare cover conosciute per dedicare la propria attenzione a un
concerto. mi rifiuto di suonare cover di canzoni che non avrei mai scritto. mi
rifiuto di iniziare un concerto suonando le mie canzoni perché mi verrebbero
male, così suono canzoni di altra gente. mi vuoi ancora bene? comunque ho un
side project assieme a shiva bakta che si chiama “vedo gente faccio cover”.
mi ha incuriosito il testo di "esca per
le acciughe", di cui esiste un simpatico video ad opera del mitico mezzacapa. mi
spieghi di cosa parla?
video bellissimo, vedetelo assolutamente! la
canzone è una
metafora sull'attesa di qualcuno che non tornerà mai sui suoi passi ma tiene l'altro in scacco, lasciandosi “galleggiare” per
simulare indecisione. l'altro diventa un'esca per le acciughe, laddove le
acciughe sono i tanti piccoli falsi allarmi che lentamente fanno venire le
rughe al cuore di chi attende in vano. non la capisce nessuno 'sta canzone, è un bel casino.
il singolo dell’album (la buona occasione) si potrebbe quasi definire una “dallata”. te la
prendi se la metto su questo piano?
ahaha! fantastico! pensa che “dallata”è esattamente l'aggettivo che ho coniato per la presentazione
track-by-track del disco, te lo giuro. complimenti vivissimi, chissà quante altre cose abbiamo in comune. ho scritto quella canzone in
un momento in cui ero concentrato sull'ascolto di lucio dalla e paolo conte, ma
evidentemente devo aver assorbito più dalla.
come torni a la spezia, ancora con blablacar, come all’andata?
tornerò a roma, dove mi sono trasferito da qualche mese, ma spero di
trovare comunque un blablacar, sennò sono fottuto!
l’arte della guerra volume 2, che uscirà il 7 aprile, è il nuovo disco di giuliano dottori. un lavoro che arriva ad un anno di distanza dal precedente volume 1. Entrambi sono composti da canzoni scritte da giuliano mentre era in tour con la band. i pezzi più uniformi sono stati uniti fra loro, ma pubblicati in due dischi separati. mentre il primo si connota per un approccio più intimo, sia per quanto riguarda i contenuti che per i suoni, il secondo avrà soprattutto un occhio di riguardo verso il mondo esterno. racconterà quelle piccole e grandi battaglie che ognuno di noi si trova ad affrontare quotidianamente, accompagnandole con un piglio sonoro decisamente più spinto, che sarà l’occasione per affrontare un viaggio musicale fra cuba e grecia, passando per l’africa centrale.
il gioioso video che anticipa l’album, è relativo al brano forever giovane, un omaggio a bob dylan (già chiaro dal titolo), una delle grandi passioni di giuliano. ideato dal regista cinematografico michele rho, è realizzato utilizzando materiale d’archivio. con ironia e “sbarazzina” leggerezza, dottori si confronta con la sensazione legata al trascorrere del tempo, offrendone una lettura su cui decisamente può valere la pena riflettere: volere bene a se stessi intensamente, essere consapevoli delle proprie qualità (anche peccando un poco di narcisismo), permette di rimanere vivi davvero e quindi, “giovani per sempre”…
forever giovane giovane come me non ce n’è più vivo di me giovane come me non ce n’è più leggero di me quando il vento ti soffiava forte su un traghetto al porto di Lisbona il passato ti diceva cose strane e il futuro era solo un foglio bianco giovane come me non ce n’è più bello di me quando il mare ti sembrava il cielo ed il cielo un buco nero senza fondo e una luna a spicchi veniva darti un bacio e a cantare una fiaba per la notte giovane come me non ce n’è più vivo di me