lunedì 10 dicembre 2012

il Capitano Cook incontra Nicolò Carnesi

Nicolò Carnesi è un giovane palermitano che certamente ha qualcosa da dire. Uno dei più interessanti autori della scena emergente italiana, il cui disco d’esordio, gli eroi non escono il sabato, è stato uno dei lavori di cui si è parlato maggiormente nel 2012. L'ho incontrato prima di una delle sue recenti date milanesi per fare il punto su un periodo davvero luminoso per lui.
Chi era Nicolò Carnesi prima che tutti si accorgessero di lui?
In realtà è successo esattamente quello che succede un po’ a tutti. Tu sei lì, scrivi canzoni e le porti in giro. Ovviamente, trovandomi in Sicilia, è stato più difficile farmi notare a livello nazionale. Quasi impossibile, senza dietro un nome, un ufficio stampa e un disco che rispondessero ai criteri canonici di visibilità.
Concerti ne ho fatti tantissimi in Sicilia, ho seguito nuovi progetti, scritto molte canzoni, questo per anni…ma non succedeva nulla, tantomeno la possibilità di registrare un disco. Non ho mai pensato di lasciare ma ero un po’ scoraggiato, finché, un giorno,mi son detto: “ho dei brani nuovi, li metto su youtube e vediamo che succede”…(fra parentesi comprendevano avevo poca fantasia che poi è finita nel mio primo disco). Da lì si è formata una piccola nicchia siciliana che ha iniziato ad ascoltare i miei video condividendoli su internet e a frequentare i miei concerti. Mi sono poi arrivate alcune richieste da parte di piccole etichette discografiche, tra cui la palermitana malintenti che già conoscevo.
Si è creato un vero e proprio progetto, un’idea. Il processo creativo è stato lunghissimo, è trascorso più di un anno nel quale ho scritto un sacco di canzoni. Addirittura, la mia idea iniziale era di pubblicare un doppio album…ma chi mai ha esordito con un doppio cd?? Nessuno, proposta improbabile da realizzare….
Per pubblicizzare l’uscita del disco abbiamo anticipato un singolo con tanto di video: il colpo, stampato in 45 giri. 500 copie che ora sono quasi esaurite, non verrà mai più ristampato, quindi, collezionisti, approfittate delle ultime disponibili… La cosa bella è che il video è piaciuto a rockit e da lì ha preso il via l’attenzione a livello nazionale. Si è stabilita una base minima di attesa, incrementata anche dall’ep pubblicato due mesi prima dell’album, che ha permesso al disco di “uscire” nel migliore dei modi. Ricordo che dopo l’uscita dell’ep le agenzie hanno cominciato a chiamarmi, il mio progetto ha iniziato a concretizzarsi, la mia musica a piacere.

Ho letto che, nella tua adolescenza disegnavi fumetti e ti inventavi cortometraggi. Sei anche appassionato di cinema?
Credo che per un certo periodo (dai 13 ai 17 anni), sia stato il mio interesse dominante. Guardavo fino a 5 film al giorno, scrivevo sceneggiature, cercavo con mezzi ridicoli di fare dei piccoli cortometraggi e intanto disegnavo, mi piaceva anche l’idea di fare fumetti. Non a caso ho frequentato il liceo artistico e l’accademia di belle arti (anche se poi ho lasciato a metà…)
Ti piacerebbe scrivere una colonna sonora?
Una volta l’ho fatto! Si trattava di un piccolo cortometraggio finanziato dalla comunità europea. Ho avuto a che fare da vicino con un mondo davvero affascinante. Eravamo tutte persone senza curriculum ed è stato bello sentire la propria colonna sonora al cinema, anche se il corto, a mio parere, era veramente bruttissimo..

Con quale regista ti piacerebbe collaborare?
Con Paolo Sorrentino sarebbe bellissimo. A livello mondiale invece, David Lynch, un regista che mi ha cambiato un po’ la vita…

Ho letto che ti piace tantissimo ogni giorno scoprire musica nuova. Quali sono gli ultimi ascolti che ti hanno colpito?
Un disco italiano che mi è piaciuto tanto è quello dei Non voglio che clara, scoperto solo di recente. A livello internazionale mi ha colpito l’album di Norah Jones, prodotto da Danger Mouse… il suo tocco si sente molto! Credo poi che l’ultimo album dei Tame Impala sia uno di quelli che ho ascoltato con più soddisfazione negli ultimi anni.

Nelle tue canzoni ti riveli un osservatore della realtà ironico e cinico. Le tue origini palermitane hanno influenzato questa attitudine?
Naturalmente si, ognuno è il prodotto del luogo in cui vive e a sua volta ne viene influenzato. Il periodo in cui in Sicilia, e in particolare a Palermo, stava nascendo questo piccolo movimento musicale, per tutti è stato un bel momento di confronto…poi, naturalmente, ognuno ha preso la sua strada. Ho sempre coltivato il senso dell’ironia nella vita di tutti i giorni, anche in famiglia, con i miei genitori. E’ naturale, quindi, che i temi delle canzoni che scrivo vengano filtrati attraverso questo lato dominante del mio carattere. Ad esempio, penso a “levati”, un brano che, forse, al primo ascolto fa semplicemente sorridere, ma, in realtà, rappresenta al meglio il mio modo di affrontare le situazioni e “vivere” le persone.


il titolo del tuo album “gli eroi non escono il sabato” sembra quasi una dichiarazione di anticonformismo. Chi sono i tuoi eroi?
Su questo tema mi rifiuto di rispondere. Scusa, ma non ne posso veramente più di discuterne. Ho scritto una canzone che si intitola “Gli eroi non escono il sabato” che poi non ho messo nel disco, ma i concetti di eroi e di sabato sera ricorrono spesso nel mio lavoro. Ascoltandolo, secondo me, è più logico che ognuno trovi da solo la propria singola risposta. Il titolo lancia una sorta di messaggio che ciascuno può interpretare liberamente… 
In un brano dici “cambio mestiere, divento ingegnere” è una battuta o ti pesa la precarietà del tuo essere artista?
Io ho la fortuna di avere alle spalle una famiglia che mi ha sempre aiutato e mi permette di prendere quest’attività con un po’ più di leggerezza. Se, dal punto di vista economico, mi ritrovassi a dover essere completamente indipendente, oggi non riuscirei a vivere la mia passione con questo stato d’animo… 

Mi sono perso a Zanzibar parla di un viaggio ma in realtà non sembra importante la destinazione, piuttosto le esperienze vissute nel viaggio stesso…
A me piaceva l’idea, filtrata sempre dal mio senso dell’ironia, di utilizzare come punto di riferimento emotivo un luogo esotico. Allo stesso tempo, però, stavo cercando di descrivere uno stato d’animo, una sorta di idea utopica di felicità. Per il protagonista del mio pezzo Zanzibar rappresenta la felicità perché, proprio lì, trova quello che sta cercando. Credo che, nella vita quotidiana, ognuno di noi cerchi un luogo o uno stato d’animo dove tornare o arrivare. La canzone è semplicemente una sorta di metafora per raccontare questo percorso.

cosa c’entra in tutto questo “itaca” di Konstantinos Kavafis?
Quando ho inciso questa canzone (mi sono perso a Zanzibar, ndr.) l’ho fatta sentire a mia madre. Lei, ascoltandola più volte, ha trovato spontaneo collegarla alla poesia di Kavafis, che io non conoscevo. In effetti, rileggendola, anche io vi ho riconosciuto lo stesso approccio.

In tanti parlano di te come una promessa. Ora che dovrai pensare al secondo disco, ti senti libero di scrivere o ti pesa un po’ quest’aspettativa?
Sono abbastanza sereno. Certo mi fa piacere che la gente si interessi a quello che compongo, fondamentalmente lo faccio perché venga ascoltato. Questo disco l’ho scritto senza crearmi aspettative particolari, senza sapere in quanti l’avrebbero apprezzato. Ora un minimo di attesa c’è: ora esiste un pubblico che si aspetta qualcosa da me. Cerco di accantonare questo pensiero e scrivere ciò che mi piace.. vorrei trovare un filo conduttore tra i due dischi, senza però pormi limiti. Sono alla ricerca di soluzioni nuove che mi appartengono e che nel primo disco non ho avuto modo di sviluppare.
Nell’ultimo anno hai fatto tantissimi concerti girando praticamente tutta l’italia. Ti pesa restare così spesso lontano da casa o è una scelta che ti fa piacere?
In effetti, se facciamo il calcolo quest’anno, in Italia, penso di essere fra quelli che hanno fatto il maggior numero di esibizioni live. In ogni caso mi ha fatto piacere, ne sentivo proprio il bisogno. Comunque, anche nel periodo di attività più intensa, capitava sempre di tornare a casa, almeno una volta a settimana. Certo, in alcuni momenti, la stanchezza si è sentita, ed è proprio in quelle occasioni che mi ha fatto veramente piacere rientrare in famiglia.

hai lavorato con diversi artisti italiani. Chi ti piacerebbe ti telefonasse domani per una nuova collaborazione?
Le collaborazioni sono sempre molto interessanti. Franco Battiato, tra i cantautori, è il mio preferito. Mi piacerebbe molto averci a che fare, vederlo all’opera. L’ho incontrato in un’occasione, ma non so se lui conosce quello che ho fatto.

Cosa c’è nel futuro di Nicolò Carnesi?
Altri concerti fino a marzo e poi la scrittura del nuovo disco. Ho già pronte un po’ di canzoni, ma ne voglio scrivere altre per avere una maggiore scelta, poterle selezionare e pubblicare, poi, solo quelle che sento ben amalgamate tra loro.


biko milano, novembre 2012

grazie a Noelia Suarez per le foto
grazie a Ellebi per l'assistenza 


****intervista apparsa sul #4 di just kids.

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