domenica 20 gennaio 2013

Targhe Tenco 2012. Novara, teatro Coccia.

Il club Tenco, fondato nel 1972 da Amilcare Rambaldi, nel suo statuto dice, tra l’altro: "Lo scopo del Club è quello di riunire tutti coloro che, raccogliendo il messaggio di Luigi Tenco, si propongono di valorizzare la canzone d’autore, ricercando anche nella musica leggera dignità artistica e poetico realismo". Tra le numerose iniziative messe in atto in questi 40 anni, la principale è sicuramente la "Rassegna della canzone d’autore", un festival che dal 1974 si tiene annualmente al teatro Ariston di Sanremo. Durante questa manifestazione avviene la consegna del Premio Tenco, un riconoscimento per artisti che a livello mondiale hanno dato un apporto significativo alla canzone d’autore. All'interno della rassegna inoltre si premiano, con la prestigiosa “Targa Tenco”, i migliori dischi dell'anno.
L’assegnazione in questo caso è decretata da una giuria specializzata che è la più ampia e rappresentativa tra quelle di analoghe manifestazioni italiane. Quest’anno, complice la crisi economica, la rassegna si è sdoppiata: il conferimento dei premi Tenco è avvenuto a Sanremo il 16 novembre, mentre le targhe sono state consegnate la sera dell’8 dicembre al teatro Coccia di Novara, a conclusione di una tre giorni che ha visto coinvolta tutta la città piemontese. A spiegare l’inedito trasloco ci pensa Antonio Silva, storico presentatore della rassegna, appena messo piede sul palco, nell’introduzione alla serata: da una parte il taglio dei fondi da parte del comune di Sanremo, dall’altra un’amministrazione comunale lungimirante, quella di Novara, che sceglie di investire in cultura: l’inedito matrimonio non poteva che essere consumato. L’atmosfera che si respira nello splendido teatro di fine 800 è di grande rispetto nei confronti di questa istituzione della tradizione cantautorale: pubblico numeroso, attento, reattivo, mai avaro di applausi ed incoraggiamenti.
Un assolo di sax da inizio alla serata, introducendo le esibizioni degli artisti premiati. Lorenzo Urciullo, artista siciliano in arte Colapesce, propone alcuni brani che trasmettono perfettamente le atmosfere del suo fortunato esordio. Un meraviglioso declino è un disco che trova completamente d’accordo chi scrive con l’assegnazione della targa come migliore opera prima. 
Segue Zibba, voce ruvida e calda, sonorità ricercate: per me davvero una bella sorpresa. L’esibizione dell’artista ligure, con i suoi Almalibre, culmina con una splendida o mæ mâ, brano che, come spiega lui stesso, può essere tradotto dal genovese in due modi, il mio mare o il mio male, scritto negli attimi in cui Genova si trovava sotto l’alluvione del novembre 2011.  
E’ la volta poi di Francesco Baccini, che si esibisce al pianoforte con il prezioso aiuto del maestro Armando Corsi alla chitarra (anche curatore degli arrangiamenti del disco premiato). Ci fa riascoltare alcuni brani immortali di Luigi Tenco, dal fortunato album che ha anche il grande merito di avere dato nuova vita a questi classici, riportandoli tra la gente, nel corso di una fortunata tournée teatrale. 
Il primo ospite speciale della serata è Samuele Bersani, che propone quattro emozionanti canzoni della sua lunga carriera, restituendole alla forma originale in cui furono composte: voce e pianoforte. Il secondo ospite è Pino Daniele che, quasi a sorpresa, si presenta sul palco con Enzo Avitabile e l’esplosivo ensemble di percussioni dei Bottari di Portico. In realtà Pino non fa molto per farsi notare, limitandosi a suonare la chitarra e a supportare vocalmente l’amico Avitabile, in uno dei due brani in cui si trattiene in scena. L’espediente tecnico di cambio palco è l’occasione per ascoltare un piacevole monologo di Lella Costaincentrato sul ruolo delle donne nella canzone d’autore italiana. 
Terminate le operazioni di posizionamento pedaliere ed effetti speciali, è il momento del gruppo rock che gode attualmente di maggiore fama e considerazione nel panorama indipendente italiano, gli Afterhours. Sembra strano accostare la band guidata da Manuel Agnelli al premio Tenco ma, riflettendo un momento, tutti i dubbi scompaiono: lo spirito del rock in Padania si sposa con ottime atmosfere e testi maturi. La dimostrazione data sul palco del Coccia ne è l’ennesima conferma. L’ultimo ospite è Eugenio Finardi. Ci ripropone alcuni brani del suo repertorio in arrangiamento chitarra-pianoforte, ricordandoci con disillusione, dall’alto delle sue 60 primavere, come la società sia cambiata negli ultimi quattro decenni. Gran finale, un po’ scontato, con molti degli artisti della serata uniti ad intonare Lontano lontano del maestro a cui è intitolata la serata. 
In definitiva l’evento è stato sicuramente un successo. La conduzione brillante del sempreverde Antonio Silva, coadiuvato dalla “valletta” d’eccezione Massimo Cirri che, con simpatia e pungente ironia, ha consegnato le targhe, è stata pressoché perfetta. Gli artisti intervenuti hanno dato una precisa indicazione del valore delle loro proposte contribuendo al meglio alla coinvolgente atmosfera che si respirava a teatro. Restano le solite domande, quelle che ci poniamo ogni anno: ha ancora senso classificare la canzone d’autore come genere? Il premio Tenco esprime veramente l’eccellenza nelle categorie a cui assegna i riconoscimenti? Personalmente credo che la musica vada apprezzata senza ricorrere a classificazioni e stili, creati per rispondere all’esigenza di identificare, incasellare, dare un nome preciso a tutto per stabilire poi chi è più bravo a fare cosa o chi assomiglia a cosa. D’altra parte la rassegna, nata con questo presupposto, rappresenta comunque un progetto di assoluto rilievo nella valorizzazione di proposte culturali di alto livello. 
Non resta che soprassedere sull’oziosa prima questione e godere comunque del risultato. Per quanto riguarda i vincitori delle targhe, sicuramente ognuno di noi ha gusti individuali che si traducono in un olimpo di nomi prescelti: ogni anno si ritrova parzialmente scontento, magari immagina complotti e lobby per permettere a qualcuno di portare a casa un premio che non merita… Anche su questa domanda conviene mettere una pietra sopra: ogni decisione lascerà molti insoddisfatti, sia che si tratti della formazione della nazionale di calcio, che dell’assegnazione di un qualsiasi premio deciso da una giuria, seppur ampia e qualificata come quella del Tenco.
Personalmente ho accolto con molto piacere la scelta di Colapesce e degli Afterhours, anche se sono talmente numerosi i dischi che mi hanno entusiasmato quest’anno, che avrei aumentato volentieri il numero dei premiati.

Riepilogo targhe:

“Album dell’anno” Afterhours “Padania” e Zibba & Almalibre “Come il Suono Dei Passi Sulla Neve”.

“Album in dialetto” Enzo Avitabile“Black Tarantella”.

“Opera prima” Colapesce “Un Meraviglioso Declino”.

“Interpreti” Francesco Baccini “Baccini canta Tenco”.



Servizio fotografico di: Giancarlo Minelli



*articolo scritto per mescalina

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