venerdì 20 dicembre 2013

Soul Kitchen di Gianni Resta

Per 10 settimane, praticamente tutto l'autunno 2013, Soul Kitchen, all'arci Ohibò, ha animato i lunedì sera milanesi. Io ci sono stato ed ho trovato un'atmosfera frizzante e coinvolgente: un accattivante hellzapoppin' di comicità, cibo, buona musica e interventi a sorpresa. Insomma un ottimo modo per combattere il clima grigio e freddo con calore ed allegria. Nell'occasione ho chiesto informazioni più dettagliate a Gianni Resta, l'artista che ha ideato, coordinato, scritto e diretto il tutto. Lui mi ha raccontato la sua visione delle cose:
Innanzitutto una delle mie più grandi passioni è cucinare, un’arte che anche nei passaggi più metodici richiede abilità, esperienza, concentrazione e capacità d’improvvisazione. E' tutta una questione di equilibri, sai, come con la musica, se sbagli una dose, se scrivi un giro armonico di troppo, il risultato finale non sarà mai quello giusto.
In più la musica che preferisco, la musica dei neri, il soul e il jazz in generale, si sposa perfettamente con il cibo: puoi prendere una canzone qualsiasi dal 1920 ai giorni nostri e vedrai che ad ogni boccone sarà come fare l’amore, è garantito.

Ed è proprio per questo che mi è venuta l’idea di mettere in scena Soul Kitchen, uno spettacolo che attraverso il cibo, la musica e l’interazione col pubblico, spianasse la strada al godimento, insomma uno show terapeutico diciamo.
Sì, perché a un certo punto mi sono chiesto: 
Qual é la nostra porzione di godimento puro nell’arco di ventiquattrore? 
Quanto ce la stiamo godendo, ‘sta vita? 
Quanto i nostri sensi sono recettivi e pronti ad abbandonarsi all’estasi e alla bellezza? So di non dire nulla di originale, è evidente che siamo tutti troppo occupati a fare i conti con i ritmi feroci della società.
Le nostre abitudini sono malsane, riprendiamo e fotografiamo ogni istante della nostra esistenza, come se fossimo divorati dall’ansia di poter dimenticare un volto, un posto, una frase.

Guardiamo il mondo attraverso il display di un telefono o di un computer e, l’immagine catturata dall’occhio elettronico, è diventata oggi l’attuale estetica visiva di riferimento… Voglio dire, cacchio, l’estetica è importante, no? 
Inconsciamente condiziona il nostro modo di pensare, ci da il metro di giudizio su cosa per esempio è attraente e cosa meno, su cosa è meritevole della nostra approvazione, del nostro mipiace o del nostro voto. 
Camminiamo e viaggiamo ricurvi su questi schermi luminosi senza curarci più del tragitto, stiamo abituando gli occhi a perdere il contatto col mondo e vietiamo ai nostri sensi il privilegio della lentezza e della scoperta.
Ok..
Sto esagerando? 

Beh effettivamente mi rendo conto che questo non è un discorso che regala grandi boccate di allegria diciamo, ma ho quasi finito, resisti un altro po’…
Giusto il tempo di parlarti del ruolo che secondo me ha la musica in tutto questo. 

A mio parere, neanche lei ci viene più in soccorso, perché da troppi anni ormai è vittima di un meccanismo che la sfrutta e la diffonde nel modo sbagliato. 
A parte la qualità pessima con cui spesso siamo costretti ad ascoltarla, la vera disgrazia è che ce la ritroviamo ovunque!
Negli ascensori, nei camerini dei negozi d’abbigliamento, nelle sale d’aspetto, nei supermercati, in metropolitana, al telefono in attesa di parlare con l’operatore...

Ma dimmi, che senso ha ascoltare una canzone mentre mi devo provare le scarpe? Eh? La musica devo ascoltarla quando decido io, non quando me la impongono! Altrimenti non è più un piacere, ma un fastidio, mi spiego? 
Come civiltà abbiamo dimenticato il senso originario, la funzione magica e terapeutica della musica. Se durante la giornata riuscissimo ogni tanto a ritagliarci i momenti giusti per ascoltarla, potremmo già ottenere una grande conquista e un giovamento in termini di salute, ne sono sicuro. Se, per esempio, durante un concerto o uno spettacolo dal vivo, qualche volta vedessimo lo spettacolo invece di filmarlo, potremmo già cominciare a fare un passo per riconsegnare il mondo ai nostri occhi, e non sarebbe una brutta cosa, ecco.
Così, per tutti questi motivi, quando l’Arci Ohibò mi ha chiesto d’inventare uno spettacolo assegnandomi il ruolo di direttore artistico del Lunedì, ho deciso di mettere in scena Soul Kitchen. Per farlo, naturalmente a quel punto, non mi sono fatto mancare nulla, a partire dagli aspetti tecnici e strutturali.

Ho apportato infatti alcune mie idee ai lavori di ristrutturazione che il locale stava già operando, come l’aggiunta di nuovi sipari e l’acquisto di nuovi monitor audio. Ho chiesto e ottenuto anche di sistemare il camerino perché, sembra un dettaglio minuscolo e infatti spesso gli operatori del settore non ci pensano, ma è una delle cose fondamentali per far godere anche l’artista, mica solo il pubblico. 
Poi ho radunato un cast di oltre trenta persone per produrre dieci repliche, ho chiamato un coro gospel di venticinque potentissime voci (i bravissimi ragazzi del coro del Centro Professione Musica di Milano, diretto dal maestro Tommaso Ferrarese), un presentatore brillante e stralunato, un talento comico capace di gestire tutti i momenti dello spettacolo, abile nell’improvvisare e padrone dei ritmi dello show (Angelo Ciccognani).
Poi un “santone” (Rufin Doh), che nel corso delle puntate ha guarito molti tra il pubblico da problemi di varia natura come sinusite, reflusso gastrico, pressione alta, scarpe strette e sfiga... al grido di: “dovete godere di più”.
Ho arruolato nella ciurma anche un intellettuale, dotato di grande ironia, cinico e pungente da servire come amaro (Manlio Benigni). Naturalmente avevo già la mia fantastica band, ragazzi straordinari davvero. A loro ho assegnato un repertorio di trenta brani, che vanno dagli albori del jazz al soul più moderno e,insieme a tutti questi artisti eccezionali, abbiamo realizzato uno show pieno di energia, che culminava con una spaghettata di mezzanotte per tutti, pubblico compreso.

Abbiamo avuto band ospiti ogni sera diverse e il grande Natalino Balasso ci ha onorato della sua presenza rendendo la serata ancor più straordinaria.
In meno di tre mesi abbiamo stretto tra noi un legame speciale, il cast è diventato una famiglia e il pubblico ci ha sommerso di calore, affetto ed entusiasmo. Anzi, colgo l’occasione per ringraziare i nottambuli coraggiosi, le centinaia di ragazze e ragazzi che sono venuti a trovarci sfidando il gelido inverno milanese, a loro va tutto il mio affetto e la mia gratitudine.
È stata un’avventura intensa, ci sono stati dei momenti per me davvero indimenticabili e nell’edificare questo nostro personalissimo tempio a Bacco, siamo riusciti a raggiungere l’obbiettivo:
Abbiamo tutti goduto di più, per due ore a settimana.
Abbiamo trasformato il Lunedì, lo abbiamo reso talmente incredibile da farlo diventare un Sabato sera, quindi prima o poi torneremo.
Non so ancora bene dove e quando, perché ora devo pensare solo al mio nuovo disco, ma lo faremo, è inevitabile.
In brevissimo tempo Soul Kitchen è diventato un antidoto per tutti quelli che, come noi, hanno voglia di lasciarsi alle spalle i mali quotidiani cercando, se possibile, di godersi la vita…
Appunto.





foto:
(1) (2) (3) (4)  Annalisa Fontolan

(5) Antonella Ciliberto
(6) Brunella Boschetti Venturi


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