mercoledì 24 luglio 2013

nina zilli e fabrizio bosso - we love you jazz'n soul - bollate, 18 luglio 2013

la sfida di andare al concerto di nina zilli mi aveva attirato fin dal giorno in cui è stato diffuso il programma del festival di villa arconati. fattasi conoscere con l’accattivante “50mila” (colonna sonora del film “mine vaganti” di ferzan ozpetek), non l'avevo mai vista prima in versione live ed anche i suoi dischi, in realtà, non sono ancora riusciti a catturare profondamente la mia attenzione. ho pensato, però, che l'occasione di un tour insieme a fabrizio bosso, uno dei migliori trombettisti jazz italiani, con alle spalle diverse incursioni anche nel mondo della canzone, avrebbe potuto dare quel tocco in più ad un pop, sicuramente di qualità ma che, nell’insieme, non trovo particolarmente originale.
arriva così il 18 luglio, data della tappa “milanese” del progetto we love you jazz’n’soul, un omaggio, forse di più, una dichiarazione d’amore, alle grandi voci della musica soul. 
l’avvicinamento dei due artisti avviene per gradi: prima il trombettista è ospite di nina a sanremo 2012, ed insieme interpretano il brano per sempre. pochi mesi dopo condividono l’esperienza televisiva di panariello non esiste, dopodiché bosso decide che lei sia l’artista ideale da coinvolgere nella realizzazione dell'idea tenuta fino ad allora nel cassetto. 
la cantante e il trombettista, unendo i loro talenti, propongono quindi, in questo tour estivo, un repertorio di brani che hanno fatto la storia della musica black, rivisitando, per l'occasione, otis redding, amy winehouse, marvin gaye, nina simone, etta james e molti altri.
una buona affluenza di pubblico premia questa serata che appartiene ad una delle più ricche rassegne estive dell’area milanese. l’organizzazione è sempre impeccabile e, quando nina si avvicina al palco a bordo di un furgoncino volkswagen degli anni ‘60, dal pubblico si alza un boato…
la serata si apre con la toccante rehab, in ricordo ed appassionato omaggio ad amy winehouse, indimenticabile talento, scomparsa prematuramente due anni fa. segue l’ingresso della cantante piacentina, che entra subito nel vivo della magica atmosfera con it’s my party, brano di lesley gore, interpretata da amy nell’album tributo a quincy jones q soul bossa nostra.

nina è elegantissima nel suo abito scuro coperto di strass, fabrizio, molto più sportivo, indossa jeans, giacca e t-shirt bianca. il concerto prosegue confrontandosi con una serie di superclassici: da sunny di bobby hebb (ma con almeno 40 artisti diversi che ne hanno pubblicato una versione) a cupid di sam cooke; da my baby just cares for me (la cui versione più nota è quella di nina simone del 1958) a body and soul (standard jazz del 1938, reso celebre tra gli altri da billie holiday)…
la zilli, con grazia e sicurezza, ripercorre le polverose strade del soul. la sua voce riscalda il pubblico, supportata da una band di ottimi musicisti, scelti da bosso per esperienza e versatilità - julian oliver mazzariello al pianoforte e tastiere, egidio marchitelli alle chitarre, marco siniscalco al basso ed emanuele smimmo alla batteria.
è quindi il momento dei brani scritti da nina, l'immancabile 50mila, seguita da bacio d'(a)ddio, dalla sanremese per sempre e dalla travolgente l'amore verrà, cover di you can't hurry love, uno dei maggiori successi della motown, interpretato dalle supremes. a questo punto la cantante si defila , lasciando campo libero a fabrizio per uno dei momenti più intensi della serata, la versione strumentale di love is a losing game, seguita da you know i’m no good, entrambi della winehouse, che raccolgono una vera ovazione. 

rientro in scena per nina che, più in forma che mai, sfoggia un abitino giallo shocking, sulle note di i put a spell on you, altro brano portato al successo da nina simone. di bosso, al momento, non vi è traccia. trascorso qualche minuto, con piacevole sorpresa, ricompare alle spalle del pubblico, tornando pian piano verso il palco senza abbandonare per un attimo la sua preziosa tromba.ancora qualche brano e poi l’immancabile bis, con i presenti che abbandonano le sedie e scattano verso la transenna per scatenarsi con la versione cantata di love is a losing game, ed una velocissima performance di you can’t hurry love, guidata da uno spericolato bosso.
le luci si accendono ed il pubblico lentamente si avvia verso l’uscita, soddisfatto. anche io non posso che confermare l’idea iniziale: una scaletta di classe, validi arrangiamenti ottimamente suonati ed una voce che, in questo contesto, ha espresso al meglio le sue potenzialità più nascoste, risultando sicuramente più convincente, anche se forse, nel percorso tecnicamente impeccabile, qualche brivido di “imprevista” emozione si è perso lungo la strada…
le foto sono gentilmente concesse da:
(1) (2) (3) giovanni daniotti
(4) (5) (6) andrea furlan


Nessun commento:

Posta un commento