sabato 30 marzo 2013

ridillo - non è normale (2011)

it's not unusual, canzone scritta da les reed e gordon mills, è secondo singolo di tom jones registrato nello stile dell'etichetta decca. il brano raggiunse la vetta della classifica dei singoli inglesi nel 1965 e divenne il primo successo di jones anche negli stati uniti, dove conquistò la decima posizione della billboard hot 100. la canzone fu riscoperta negli anni novanta grazie alla celebre sitcom statunitense willy il principe di bel-air. il telefilm regalò cosi tanta popolarità al pezzo che lo stesso tom jones accettò di apparire in un episodio. 
tra le numerose cover, little tony pubblicò, nel 1965, la versione italiana, con il titolo di non è normale. da notare che l’ originale, it's not unusual, ha il significato esattamente opposto (non è inusuale) rispetto a quello tradotto. 
il brano fu inserito, due anni dopo, nel film musicale marinai in coperta, di bruno corbucci, del quale little tony era protagonista.
 
i ridillo sono un gruppo soul funky, nato nel 1991 tra le provincie di mantova e reggio emilia. nel settimo album, playboys del 2011, uscito per festeggiare il ventennale di carriera, hanno inserito la loro versione di non è normale. lo splendido video in bianco e nero, diretto da roberto baldassari, ci restituisce, attraverso le immagini e la grafica, tutte le atmosfere dei mitici anni '60.

venerdì 29 marzo 2013

g-fast - the crow is back (2013)

g-fast (gianluca fasteni) è un bluesman contemporaneo, apprezzato chitarrista, arrangiatore e produttore della scena milanese. Dopo aver “sporcato” con il suo suono elettrico varie formazioni, tra cui quella di stefano tessadri, si è inventato un progetto in solo, con una loop station (macchina elettronica che consente di ripetere frasi musicali o ritmiche), una chitarra a tre corde suonata con lo slide (un cilindro di metallo che serve ad ottenere sullo strumento suoni glissati) e una voce urlata e spesso filtrata. il risultato è un suono fatto di groove, funk, suoni del delta blues, che ritroviamo nel suo primo album, dancing with the freaks, pubblicato a fine 2011. il suo è un disco in cui unisce antico e moderno, tradizione e innovazione, innestando nella matrice blues percussioni ipnotiche e una discreta dose di elettronica, registrato quasi tutto da solo, con mezzi semplici, fantasia, creatività e tanta energia. 


the crow is back è un nuovo brano che prosegue il percorso del primo disco, segnando una sorta di passaggio verso il nuovo, che uscirà il prossimo autunno. l'idea di base è un nuovo far west moderno, dove, ogni qualvolta, la comparsa del corvo, non fa presagire nulla di buono. non si tratta necessariamente di storie sporche e polverose, sparatorie o pestilenze, ormai poco comuni ai giorni nostri, ma potrebbe essere semplicemente il timore dell'arrivo di un periodo storico non proprio felice. l'utilizzo da parte del protagonista di oggetti vintage e i suoi primi approcci a strumentazioni più moderne tendono a richiamare il percorso artistico di gianluca che, con i suoi progetti, lancia un occhio alla tradizione senza rinunciare a rimanere nel presente. il video, diretto da paola morano, è stato girato sul terrazzo di un palazzo nel centro di roma e vede fasteni che, con la sua ironia, sdrammatizza il testo noir del brano stesso. il pezzo è stato registrato realmente con la chitarra da bambino che si vede nel clip. un modo inconfondibile per sottolineare con quanto divertimento g-fast sperimenta cose sempre nuove e diverse.

giovedì 28 marzo 2013

paolo preite - i wanna hold your hands (2013)

paolo preite è un giovane cantautore della provincia romana, che compone da quando aveva 15 anni. la sua lingua prediletta è l'inglese, anche se paolo afferma che la lingua è solo una forma, l'importante rimane ciò che si vuole trasmettere, la sostanza, non l'apparenza.
la sua musica è un pop di gran classe, con una certa impronta folk e rock, ma ha soprattutto un segno originale, che è probabilmente frutto dei suoi ascolti, dal soul di al green ai classici del rock come pink floyd, rolling stones, the who, jimi hendrix, bruce springsteen, fino ai cantautori italiani come battisti, celentano e rino gaetano. uno stile che, certo, ha inglobato in sé un immenso repertorio culturale, ma che alla fine esce come qualcosa di nuovo, influenzato da tutto e da niente. è una musica intensa, emotiva, spontanea, sotto certi aspetti mistica, sempre capace di entrare facilmente in empatia con chi la ascolta.
tra non molto pubblicherà il suo primo album, don't stop dreaming prodotto da
fernando saunders, storico bassista, cantante e produttore di detroit, noto per la lunga collaborazione con lou reed (ha lavorato anche con jeff beck, jimmy page, eric clapton e molti altri), e vedrà la partecipazione di kenny aronoff, uno dei più richiesti batteristi mondiali, che ha suonato con tantissimi artisti (tra gli altri bob dylan, john fogerty, joe satriani, sting…). si tratta di un trampolino di lancio importantissimo per preite, che vede così appagati i suoi sogni, il suo talento e il suo grande impegno. i due grandi musicisti citati sono anche nel video di i wanna hold your hands, brano che anticipa l’album e il cui testo spazia dal sogno di preite di diventare un songwriter, ad argomenti quali i diritti umani, la libertà, la fratellanza,la politica, la primavera araba.
“quando la musica diventa per una persona come respirare, non ne puoi più fare a meno, non è più questione di avere dei dubbi su cosa fare di diverso o dove essa ti può portare, diventa una necessità” (paolo preite)


mercoledì 27 marzo 2013

arm on stage - strong enough (2013)

tutto ha inizio nel 2008, in una casa sperduta tra i colli, sul passo del sassello. quattro amici (folco orselli, stefano piro, alessandro sicardi e claudio domestico) avevano voglia di scambiarsi idee, musica, immagini, oltre i propri singoli percorsi artistici. in realtà stavano provando a superare le proprie paure, i propri convincimenti, i linguaggi personali, per abbandonarsi l’uno nell'altro, cercando di creare un nuovo approccio alla composizione. in quei 10 giorni le milonghe di stefano si mischiavano al blues di folco; le trovate bassistico arrangiative di alessandro, si contaminavano con i tempi dispari di claudio. nasceva così l’album sunglasses under all stars, pubblicato nel 2010. seguì un tour in italia, una trasferta a londra, chilometri di parole e di autostrade, birra, applausi, l'abbraccio di un pubblico nuovo e curioso…

claudio domestico ha deciso di seguire altri progetti (gnut e tarall&wine) e gli arm on stage, di recente, sono tornati, con l’inserimento a pieno titolo di alessio russo alla batteria. ora si trovano in slovenia, dove stanno completando le registrazioni del nuovo album, con l’apporto di lorenzo corti alle chitarre elettriche e paolo benvegnù alla produzione artistica. le nuove canzoni sono state composte ancora nella casa isolata sul sassello e il progetto si sta realizzando grazie alla raccolta fondi di musicraiser. nel video, diretto da enrico parenti, possiamo vedere la band nello studio jork di dekani, durante l’esecuzione di strong enough, un nuovo brano che parla di riscosse, di cui tutti abbiamo bisogno, in questo particolare momento storico.

martedì 26 marzo 2013

il fratello - vai via (2013)

il fratello è un’idea, un disco, un collettivo, apparentemente nuovo, ma in realtà è impossibile raccontarlo pensando solo al 2012. la sua è una storia che nasce negli anni 90, che passa attraverso gli albanopower, i matildamay, e l'intera scena siracusana. il progetto è capitanato da andrea romano (albanopower) con toti valente, mauro ermanno giovanardi (la crus), peppe sindona, lorenzo urciullo (colapesce), cesare basile, francesco cantone, dante rapisarda, gabriele galanti, giovanni caruso, valerio vittoria, angelo orlando meloni, tazio iacobacci, carlo barbagallo. il fratello è anche una storia di viaggi, di avventure musicali, di video, cinema e fotografia, nella quale i personaggi si intrecciano tra loro.


il 5 aprile uscirà il secondo disco, anche se il primo in realtà non è stato mai pubblicato e giace, abbandonato, in qualche vecchio hard disk. 
il videoclip di vai via, girato a roma nel febbraio 2013, con lorenzo curreli come attore protagonista, è diretto da gabriele galanti di tunafishbanda, l'interessante collettivo siracusano di "artigianato visivo, idee da asporto & musica in comodato d'uso".



andrea romano ci spiega l'origine del nome: “il fratello perché nelle canzoni hanno sempre gravitato e suonato tutti coloro che hanno fatto parte degli altri progetti con cui ho collaborato, i miei fratelli appunto. il fratello perché quando avevo iniziato a registrarlo oramai anni prima, il fratello stesso non esisteva. il fratello perché è tutto autentico, come si dovrebbe sempre essere tra fratelli.”

paolo saporiti al circolo tamburlano, solza (bg), 16 marzo 2013

ci sono concerti in cui le sensazioni che l'artista trasmette al pubblico passano attraverso sospiri quasi impercettibili, sguardi, sorrisi, che sanno andare oltre le note e le parole. quando si instaura il clima giusto, questa preziosa alchimia riesce a raggiungere l'ascoltatore, rendendolo parte integrante del mondo raccontato attraverso le canzoni. negli ultimi mesi ho incontrato paolo saporiti in diverse occasioni e vi assicuro che quello che è successo al circolo sociale tamburlano di solza, la sera del 16 marzo scorso, supera di gran lunga la normale aspettativa di un ascoltatore appassionato, desideroso di passare un paio d'ore in compagnia di ottima musica. 
arrivo per tempo in piazza colleoni, proprio di fronte al castello in cui si perdono bellissimi ricordi di incontri e concerti, organizzati dal vulcanico laboratorio creativo di neverlab. entrando al circolo ho la piacevole sensazione, per me che ho sempre abitato in provincia, di essere al bar di ritrovo, nella piazza centrale del paese. sulla destra noto un piccolo palco, dove fanno bella mostra alcune chitarre ed una ricca pedaliera. appena sotto, spicca una capigliatura scompigliata: è paolo saporiti, che mi accoglie con un sorriso complice. 
parliamo un po' dei temi che ci appassionano: la situazione culturale italiana, che non consente di vivere di musica se ci si allontana dalle logiche commerciali, gli artisti che ci piacciono, le piccole cose quotidiane. mi colpisce un grande pragmatismo di fondo, un po' in contrasto con le atmosfere delle sue canzoni, che spesso ci accompagnano in viaggi immaginari verso l'infinito. pian piano il locale si riempie, le luci si abbassano, è il momento di dare inizio al concerto. 
la partenza è di grande effetto, the way young lovers do di van morrison, eseguita senza amplificazione e scendendo in mezzo a noi. questa scelta, per l'intera serata contribuirà ancor di più a catalizzare la nostra attenzione. praticamente, fino alla fine dell'esibizione, rimarremo tutti in religioso silenzio, lasciandoci conquistare da un mix perfetto fra suoni e voce calda, intima, sensuale… 
ritornato sul palco, paolo parte con un inedito in italiano, come sangue, anticipandoci quella che potrebbe essere la sua nuova tappa artistica: mantenere i suoni del recente disco, l'ultimo ricatto, arricchito dalle preziose incursioni sonore di xabier iriondo, raccontando storie nella nostra madrelingua. una dopo l'altra, attraverso estratti dai suoi dischi e la rivisitazione, in chiave del tutto personale, della musica dei suoi punti di riferimento, affiorano le molteplici anime di paolo. scorrono, in una strana sensazione di assenza spazio-temporale, street spirit dei radioheadi'll fall asleep (i cui versi mi ritorneranno in mente più volte sulla strada del ritorno - i'll fall asleep in the middle of my dreams, and in-between these days i'll recall the games, that we used to play…), nella quale gli effetti sonori creano una splendida atmosfera straniante. a seguire human perversion, dal disco del 2006, pubblicato a nome don quibòl ed un altro inedito (she's my girl).
è il momento di un attacco feroce alle major, in particolare ad un "omino" della universal con il quale paolo non ha avuto un buon rapporto, in occasione della registrazione del suo penultimo disco, alone. si tratta dell'inedito, ho bisogno di te, finale in crescendo ed un tono di voce che diventa provocatorio e quasi minaccioso ("io saprei cosa dire, io saprei cosa fare, per venirti a cercare…"). 
poi arriva erica, un altro pezzo in italiano che paolo ha scritto parecchio tempo fa e non ha mai pubblicato. ci confessa che avrebbe voluto portarlo a sanremo, "sarebbe proprio adatto, e non è escluso che un giorno ci arriverà…". 
scorrono altri brani dai suoi due dischi più recenti, nei quali, spesso i "loop" e gli effetti creati dai pedali sulla chitarra e sulla voce, ci attraggono verso mondi ricchi di sfumature diverse. il tutto, continuando a mantenere teso il filo del racconto musicale, nonostante tra il palco e la sala ci sia una curiosa rete rossa che, apparentemente, potrebbe creare un certo distacco. rapito da questa atmosfera magica, perdo il conto dei brani.
vengo poi catturato da gelo, unico pezzo in italiano finora pubblicato, che, paolo ci spiega, è stato scritto quando il discografico universal gli disse che gli era molto piaciuto l'album de le luci della centrale elettrica. anche qui la performance è dirompente e graffiante : "ricordi, che al tempo del grano, correvi veloce, lontano dal male, lontano dal gelo, che toglie il respiro, anche quando non c'è, forse il male non c'è, quando il bene non c'è, forse il bene non c'è, quando il male non c'è...". 
i minuti scorrono, le chitarre si scordano, un pezzo non vuole uscire. si arriva ad una splendida cortez the killer di neil young, fino al finale intenso e commovente: hallelujah di leonard cohen, cantata per celebrare un lieto evento: il cantautore è diventato zio, da poco. dapprima timidamente, poi più decisi, ci uniamo tutti in coro per il gran finale. 
saporiti scende di nuovo in mezzo a noi, che lo accogliamo con qualche sguardo lucido e sorrisi compiaciuti e grati per l'emozionante serata. sei anni di psicologia, cinque anni di teatro: si sente che questo songwriter milanese è un instancabile viaggiatore dell'anima, che coltiva senza compromessi, il proprio percorso di crescita personale.
la sua unicità consiste nel condividerlo con una generosità estrema, che gli permette di raggiungere, senza filtri, il cuore di chi lo ascolta. credo che tutto questo sia arrivato nitidamente a coloro che, come me, hanno avuto il privilegio di essere presenti a solza. non mi resta, quindi, che consigliarvi vivamente di frequentare i prossimi appuntamenti live di paolo saporiti, aggiungendo una piccola ma sostanziosa nota tecnica: per cogliere fino in fondo l'essenza di questo artista è importante la scelta di una location adeguata, che comprenda la presenza di un pubblico educato ed interessato, elemento imprescindibile per la riuscita di una serata a così elevato impatto emotivo.



live report pubblicato su keepon, solo musica dal vivo

domenica 24 marzo 2013

tre allegri ragazzi morti - alle anime perse (2013)

Il 13 giugno 2012 al deposito giordani di pordenone si è tenuto un concerto con i gruppi dell'etichetta la tempesta (tra gli altri c'erano tre allegri ragazzi morti, il teatro degli orrori, sick tamburo, bob corn). l'obiettivo era la raccolta i fondi da destinare alle vittime del terremoto che ha colpito l'emilia nel mese di maggio. Si è potuto così dare vita, dall'ottobre scorso, ad un laboratorio artistico di animazione con sede a finale emilia, con protagonisti tanti giovani, affidato alla gestione comune di michele bernardi e dell'associazione ottomani. da questo workshop è nato il nuovo video dei tre allegri ragazzi morti. si tratta di alle anime perse, secondo singolo tratto dal loro ottavo album nel giardino dei fantasmi.
il brano racconta la favola di una madre e di una figlia in una notte di un avvenimento disastroso, forse una guerra. allo stesso tempo si intuisce anche essere un sincero omaggio a 4 marzo 1943 di lucio dalla. è una ballata che entra subito in testa, diventa contagiosa e spinge a canticchiarla sin dai primi ascolti. i tarm, con talento e sensibilità, riescono a coniugare alla perfezione un testo tutt’altro che facile ad una melodia volutamente leggera e trascinante. una modalità sicuramente originale, che permette di raccontare storie di vita non sempre gioiosa e felice, in modo, allo stesso tempo, diretto e naturale, profondo e limpido.


alle anime perse 

alle anime perse dovremmo dare un tetto
ai corpi senza pace offro il mio letto
figlia di quel ragazzo che nessuno ha visto più
passato vent'anni fa e non tornato ancora
si divertì con sua madre come sapeva fare
lasciandola addormentata a sorridere e a sognare
alle anime perse dovremmo dare un tetto
ai corpi senza pace offro il mio letto
silenziosa come la neve bianca come la luna
la pelle di sua madre gli occhi di suo papà
un uomo che non ha conosciuto sul quale fantasticare
un capitano un pilota l'avrebbe voluto incontrare
alle anime perse dovremmo dare un tetto
ai corpi senza pace offro il mio letto
compiuti quattordici anni un uomo arrivò dalla strada
la prese in mezzo all'erba a qualche metro dal mare
prima un po' di paura poi un fremito e si lasciò andare
con un uomo senza nome che le insegnò a baciare
come è arrivato partì senza mai più tornare
lei lo aspettò dritta in piedi fra la strada e il mare
si disperava perché aveva sempre fame
dei baci che non trovava più e che erano come il pane
alle anime perse dovremmo dare un tetto
ai corpi senza pace offro il mio letto
di storie come questa ne ho da raccontare
che questa notte nera faremo passare
e passerà la guerra e passerà la fame
e il deserto di ragioni che ci hanno dato da attraversare
di storie come questa ne ho da raccontare se mi vuoi ascoltare
alle anime perse dovremmo dare un tetto
ai corpi senza pace offro il mio letto

venerdì 22 marzo 2013

adriano viterbini - kensington blues (2013)

adrianoviterbini è soprattutto il chitarrista dei bud spencer blues explosion. tra i suoi progetti paralleli c'è un disco solista pubblicato oggi, goldfoil, lavoro strumentale di chitarra primitiva. un album intimo, evocativo, ad alto contenuto emozionale, in cui adriano ci racconta il suo grande amore per il blues minimale, contaminandolo con i suoni del mondo. un tappeto sonoro che si colora di tonalità calde e di miraggi orientali, le chitarre si intrecciano in un viaggio immaginifico che dai deserti del medio oriente arriva fino alle sponde del miississipi, attraversando l’africa. da ry cooder a john fahey, l’artista ci rivela il rapporto viscerale che ha con le sue chitarre.


nel disco, adriano,fra le altre, rilegge la dolcezza dei magici arpeggi di kensington blues, brano a lui molto caro, scritto da jack rose, chitarrista scomparso a soli 38 anni nel 2009. il video, diretto da dandaddy, è bellissimo, nella sua semplicità: una telecamera posta all’interno della cassa armonica della chitarra e poi in giro per le strade innevate d'abruzzo. ma potrebbe anche essere il nebraska...



mercoledì 20 marzo 2013

criminal jokers - bestie (2013)

i criminal jokers si sono formati a pisa nel 2006, come busker di matrice punk. hanno pubblicato il loro album d’esordio nel 2010, this was supposed to be the future, cantando in inglese, con la produzione di appino e, da quel momento, non si sono fermati un attimo: hanno suonato ovunque e spesso mettendosi al servizio di altri musicisti che li hanno aiutati a crescere artisticamente (gli zen circus, nada e il pan del diavolo). a settembre 2012 hanno pubblicato il loro secondo disco bestie, un album in italiano, che catalizza l'energia degli esordi e la trasforma in potenza sonora.
i toni di "bestie" sono cupi, grevi, figli della crisi eppure lontani dall'attualità. corrosivi e immediati, i criminal jokers attaccano il sistema in modo frontale. ogni sillaba è una stilettata al cuore, e la musica ne segna gli umori tra tappeti elettrici e ballate perverse. non a caso la band capitanata da francesco motta e francesco pellegrini ha ampliato la formazione fino a diventare un quartetto capace di riprodurre dal vivo le sonorità complesse dell'album. figli biologici del punk rock e dell'indie americano di fine anni ottanta, sono tornati indietro scoprendo la new wave e la psichedelica. i criminal jokers si affidano alla regia di lorenzo muto (crew polimorfo) per il loro nuovo videoclip. “bestie”, title track del secondo album, è il racconto di una storia d’amore: «metafora del rapporto di coppia vissuto come qualcosa di totalizzante ed estremo. una vera e propria lotta dove vince solo chi arriva in fondo senza arrendersi mai». una storia narrata a tinte forti dove trova spazio anche la potenza live della band.

lunedì 18 marzo 2013

paolo saporiti - tonight, tonight (2012)

tonight, tonight, è il quarto singolo estratto, nel 1996, dall'album mellon collie and the infinite sadness, della band statunitense the smashing pumpkins, scritto dal frontman billy corgan.
il cantautore milanese paolo saporiti ci propone la sua intensa versione acustica “chitarra e voce”, suonata nello studio orange home records, durante una pausa nella registrazione del suo disco l’ultimo ricatto.

sabato 16 marzo 2013

giuliano palma & the bluebeaters - che cosa c'è (2000)


scritta da gino paoli per ornella vanoni nel 1963 in un momento di crisi esistenziale, che cosa c'è è un brano di struggente malinconia, una canzone d'amore dal testo semplice, che ricorda le composizioni dell'amico luigi tenco, arrangiata da ennio morricone. "che cosa c'è" è un classico della canzone romantica, un brano dalla schiettezza ed essenzialità senza tempo, entrato nel repertorio di tanti artisti. anche giuliano palma & the bluebeaters la reinterpretano con questo arrangiamento ska nel 2000, includendola nella riedizione del loro primo disco intitolato the album che, impreziosito dalla presenza dello stesso paoli, li porterà a venderne ben 30.000 copie.

venerdì 15 marzo 2013

marcilo agro e il duo maravilha in quadreria, novara, 9 marzo 2013


marcilo agro e il duo maravilha, per il sottoscritto, sono praticamente un fenomeno di culto. dal 2005 ad oggi hanno pubblicato 3 dischi, ma è grazie alle esibizioni live, diradate sempre più nel corso degli anni, che ho avuto modo di apprezzare fino in fondo questi artisti semplici ma profondi.
la band novarese non ha mai particolarmente ecceduto con i concerti (pur vantando anche una prestigiosa apertura per gli oasis all’alcatraz di milano). il fatto, poi, che uno dei fondatori (marcilo) recentemente, abbia trascorso un lungo periodo in australia, di certo ha creato qualche ostacolo allo sviluppo della loro attività.
ma marcilo ha “ripreso la via di casa” e il gruppo non può che festeggiare tornando ad esibirsi dal vivo per la prima volta, dopo tre anni. lo fa in una location atipica, la galleria (o quadreria, come è scritto sull’evento facebook) basexaltezza di novara. lo spazio è di piccole dimensioni ed il folto pubblico occupa anche parte dell'area esterna antistante. tanti gli amici, emozionati e contenti, che li vogliono abbracciare e che si zittiscono non appena parte il primo accordo di chitarra. 

che sia una serata davvero speciale lo si capisce immediatamente: per i primi sei brani la formazione comprende il nucleo storico joao e marcilo, oltre a lucio, che aveva lasciato il gruppo dopo il secondo disco. tutto il concerto sarà particolare: lucio si avvicenderà con antipa lasciandoci sperare che, in futuro, si possa avere una band allargata a tutti e 4 gli elementi. 
la magia si diffonde immediatamente, grazie ad alcuni dei loro piccoli, indimenticabili gioielli acustici: un sorriso da indossare, zanzara, ma in silenzio, arpa birmana, scorrono in un’atmosfera sospesa tra sogno e nirvana, nel silenzio generale. le delicate armonizzazioni vocali e le dolci note che escono dalle chitarre si intersecano e fondono avvolgendo il pubblico che, sorridente, rimane immobile, con la sola forza di applaudire. ma arriva il momento di antipa, con le sue trovate, le sue smorfie e la sua voce tenorile.
la performance parte appunto “a pieni polmoni” con la cover del classico portato al successo da ferruccio tagliavini voglio vivere così (dal film omonimo del 1941) e prosegue con lo spot che diventa quasi un’elegia funebre per il sito marciloagro.com (che non c’è più). a questo punto incuriosisce il pubblico distribuendo dei fogli, che una volta dispiegati, si rivelano essere il testo di a fra dolcin, tratto dalla divina commedia, inferno canto XXVIII, di dante. 

le emozioni, sottili ma contagiose, si susseguono: si passa da bagnino, che fa tornare alla mente il geniale video diretto da maccio capatonda, alla bellissima cover di it’s a sin dei pet shop boys in chiave maravilha, fino alla liberatoria “ed ora andate”, nella quale antipa cerca di salire più in alto possibile, forse per rendere al meglio la leggerezza con cui è stato affrontato l’invito in questione. certamente questo è il momento di massimo divertimento. c’è spazio anche per nuovi brani che fanno ben sperare per il futuro del gruppo (le mie gambe, sullo sfondo, sicuramente facile) e per la cover di sweet child of mine dei guns’n’roses, naturalmente sempre in modalità acustica chitarre e voci. 
il set terminerebbe qui, ma, naturalmente, il pubblico ne approfitta, chiedendo di risentire ancora una volta qualche classico: quindi, nel piacere generale, si ripetono “zanzara” e “un sorriso da indossare”.
tutto finisce tra sorrisi e complimenti che io sento sinceri fino in fondo. mi guardo intorno, vedo visi sereni, ed immagino che ognuno, in cuor suo, speri la stessa cosa: che la magia si ripeta presto, perché sempre tanto è il bisogno di stare bene e di condividere emozioni positive. marcilo agro e il duo maravilha, riescono a stupire e a conquistare con l’arma della semplicità. voci che vengono dritte dal cuore e che grazie al solo aiuto delle chitarre, ai cuori, in punta di piedi, provano a tornare. 

lì arrivano e si posano leggere, per tutti coloro che, prendendosi una pausa, controtempo rispetto al vivere quotidiano, si mettono, con accoglienza, in ascolto.




[grazie a emiliana biondi per le foto]

giovedì 14 marzo 2013

selton - piccola sbronza (2013)

i selton sono 4 ragazzi originari di porto alegre, nel sud del brasile. la band nasce dal loro incontro casuale a barcellona nel 2005 ed iniziano suonando cover dei beatles al parc guel. comparsi al programma "italo spagnolo” di fabio volo, vengono invitati dal produttore gaetano cappa a milano, per registrare in portoghese un album di cover di enzo jannacci e cochi e renato. da quel momento la loro base diventa il capoluogo lombardo, dove proseguiranno la loro evoluzione musicale pubblicando un disco omonimo in italiano nel 2010, suonando e collaborando con numerosi artisti, tra cui dente, roberto dellera, daniele silvestri, i soliti idioti. 
daniel plentz, ricardo fischmann, eduardo dechtiar e ramiro levy stanno per pubblicare un nuovo album, che, sia nelle sonorità che nei testi, racconta del loro sentirsi divisi tra tutti i luoghi in cui sono stati, le persone che hanno conosciuto e le esperienze che hanno vissuto. la loro è una condizione di apolidi emotivi, che hanno trovato nell'essere una band la propria vera patria. 
“dopo tanto tempo via non sappiamo più dov'è casa - racconta la band - ci mancano le spiagge del brasile, suonare per strada a barcellona e ci mancano le nostre storie d'amore italiane. in questo disco parliamo dei nostri sentimenti, raccontiamo storie e un po' della nostra storia. e ci rendiamo conto che quando suoniamo insieme non ci manca più niente.” 
saudade è il titolo del nuovo disco, che uscirà il 26 marzo ed è composto da canzoni in tre lingue, inglese, portoghese e italiano. l’album è stato registrato grazie al contributo dei fan, attraverso il crowdfunding (su indiegogo.com), mentre la produzione è stata affidata a tommaso colliva, che aveva lavorato con loro già nell'album precedente.
piccola sbronza è il singolo che anticipa l’album, diretto da francesco imperato, con la partecipazione dell'amico e cantautore dente.


*foto di raul krebs

martedì 12 marzo 2013

lilies on mars - oceanic landscape (2013)

lilies on mars è un duo femminile con sede a londra, composto da lisa masia e marina cristofalo, due ragazze sarde. nel 2007 hanno iniziato a collaborare con franco battiato, partecipando, come chitarriste, all’album il vuoto e al tour che ne è seguito. da quel momento spesso le loro strade si sono incrociate con quelle del musicista siciliano, che le ha spronate, incuriosito dai loro lavori, sempre completamente autoprodotti.
passo dopo passo, suonando in giro per l’europa e l’america, arrivano al loro terzo album, dot to dot, che verrà pubblicato il 25 marzo. chitarre sognanti, sintetizzatori, voci ipnotiche e suoni psichedelici, questo è quello che possiamo trovare nella loro musica, un dreampop astratto ed onirico, sospeso tra spazio e realtà. 

oceanic ladscape, è il video che anticipa il disco, diretto da luna ariel (doitforthemonster), con la prestigiosa partecipazione di franco battiato. 
<<in qualche modo per la prima volta durante la composizione di questo brano pensammo a franco, come se potesse essere particolarmente nelle sue corde. ci rispose immediatamente dicendo: “mi piace, mandatemelo lasciando lo spazio per una mia parte”. dopo una settimana ricevemmo la sua traccia vocale, noi lasciammo lo spazio per lui nel secondo verso ma lui cantò nell’inciso dando un’impronta molto fluida e personale al brano. a gennaio abbiamo aperto alcuni concerti del suo tour apriti sesamo nei teatri del nord italia ed è stato li, tra un soundcheck e un altro che abbiamo girato il video>>.


domenica 10 marzo 2013

sycamore age - heavy branches (2013)

sycamore age è un progetto nato ad arezzo, all'inizio del 2010, dall'incontro casuale tra stefano santoni e francesco chimenti. stefano in quel periodo collaborava con il padre di francesco, il noto cantautore andrea chimenti e si incuriosì del materiale prodotto dal figlio. dalla loro conoscenza sono nate le basi per il primo disco, a cui hanno partecipato anche davide andreoni e, in parte, franco pratesi. 

le complesse e variegate trame cromatiche delle sonorità dell'album, che si muove di volta in volta tra le raffinate ricercatezze del progressive e le distorsioni della polifonia folk, hanno richiesto, per la loro trasposizione live, l'aggiunta di altri tre preziosi elementi, tutti polistrumentisti, da subito perfettamente in sintonia con la filosofia e il sound della band e immediatamente considerati a pieno titolo membri dei sycamore age. la pubblicazione del primo disco omonimo è avvenuta a marzo 2012 e, dopo un’intensa stagione live, nei prossimi giorni inizierà la distribuzione in europa dell’edizione internazionale.
il video di heavy branches, diretto da chiara ferrari e roberto d'ippolito, è quasi una moderna fiaba dark e realizza il perfetto commento visivo alle atmosfere spettrali e drammatiche della musica. “è la storia di un essere che incarna, misteriosamente, l’eterno incontro tra creazione e distruzione, energia vitale e devastazione, tensione alla vita e appello della morte”.

venerdì 8 marzo 2013

afterhours - spreca una vita (2013)

in contemporanea con la ripresa del tour (in questo caso un club-tour), gli afterhours tornano con un nuovo video, spreca una vita, estratto dal loro ultimo, pluripremiato album, padania, pubblicato in questi giorni nell’edizione internazionale che ne prevede la distribuzione in europa, giappone e canada. 


le riprese del video, dirette da graziano staino, testimoniano l’impegno della band per il sociale e la promozione culturale dopo il sostegno dato al macao di milano e all’angelo mai a roma.
la location è l'affascinante teatro ernesto rossi di pisa, da tempo abbandonato a sé stesso. aperto nel lontano 1771 in piazza carrara, ha ospitato grandi compagnie teatrali e messo in scena importanti spettacoli di prosa, lirica e ballo. nel 1966, dichiarato inagibile, chiude i battenti. lasciato in una situazione di abbandono per decenni, nel tempo diviene anche un deposito per biciclette e motorini sequestrati.
in anni recenti è stata portata a termine una importante ristrutturazione, ma per mettere a norma il teatro mancano ancora parecchi lavori di manutenzione. da tempo ormai lasciato alla polvere e ai piccioni, nel settembre scorso è stato riaperto, grazie ad una occupazione di liberi cittadini, di cui fanno parte studenti, artisti e operatori dello spettacolo, proseguendo la catena di spazi culturali occupati, dopo il teatro coppola di catania, il garibaldi di palermo, il valle di roma.


protagonisti del video spreca una vita due uomini, un giovane e l'altro più anziano. tra le note distorte del brano cominciano a malmenarsi guardandosi in cagnesco, muovendosi velocemente tra le penombre e la maestosità del teatro. la telecamera gira vorticosamente inquadrando i loggioni spenti e i due che gradualmente si fanno sempre più male, fino al tragico epilogo. "oh bimbo diventa ciò che sei, adesso sei un uomo" conclude la canzone, quasi una metafora di come sia importante riappropriarsi di qualcosa che si è perso, ridandole vita e credendoci di nuovo, come nel caso del teatro rossi.
spreca una vita
un giorno non giorno
non vale di più
di un prezzo elegante
per volare via
aspetti qualcosa
lo aspetti una vita
e poi quel qualcosa
era proprio l'attesa
la gente divelta
spezzata a metà
da amore che manca
o da quello che ha
c'è solo apura
a far compagnia
a un uomo che odia
e alla sua stanza buia
oooh bimbo
le cose che hai visto
non bastano più
oooh piccino
diventa ciò che sei
diventa ciò che sei
adesso sei un uomo
un cambio di scena
di velocità
un nuovo già marcio
l'oscurità
il bigottismo
l'etica cieca
l'inganno, l'imbroglio
che spreca una vita
oooh bimbo
diventa ciò che sei
diventa ciò che sei
adesso sei un uomo



*grazie ad ellebi per il prezioso aiuto

mercoledì 6 marzo 2013

colapesce - anche oggi si dorme domani (2013)

anche oggi si dorme domani è la canzone di colapesce presentata alle selezioni di sanremo giovani ed esclusa dalla fase finale. il brano è presente nella versione deluxe del disco rivelazione, pluripremiato del 2012 un meraviglioso declino, insieme a tutto il materiale disponibile e pubblicato solo in digitale o appartenente ad altri progetti, negli ultimi due anni.


il pezzo è intriso di una quotidianità straniante, un territorio in cui l'artista ha già mostrato di sapersi muovere bene.
“è un brano importante perché narra di un momento di crisi personale. volevo parlare della mia generazione, quella dei trentenni, senza cadere in facili giustificazioni e puntare tutto sulla solita trita retorica del precariato” – dice colapesce della canzone, aggiungendo – “mi affascinava l’idea di salire su quel palco e cantare dell’assenza di futuro di fronte a chi quel futuro ce l’ha tolto. parlare del vuoto che abbiamo dentro e che spesso facciamo finta di non vedere”.

il video, per la regia di giacomo triglia, vede il cantautore siciliano nelle vesti di un astronauta, immaginario portato sul palco fin dai primissimi concerti dello scorso anno e ripreso già più volte nei live e negli unofficial video presenti in rete. 
anche oggi si dorme domani 
mettiti in fila dai
 il tuo turno arriverà
 hai solamente 30 anni ed intorno c'hai il vuoto
 e ti lamenterai
 finché connessione c'è
 la pace dei sensi nel condividere il nulla
storie di bar e poi
 quotidiano ipad e noi
 alla conquista di un nuovo paesaggio lunare
 e ti ritroverai
 a rimpiangere un telefilm
 in lingua inglese perché tradotto fa schifo
tua madre non sa cosa cerchi nel vuoto
 e non capirà questa voglia di nuovo che invecchierà domani
padre mio dove sei
 per fortuna ci sei tu
 hai lavorato 30 anni per fare 6 stanze
 mutuo mon amour
 non ci lasceremo mai
 è una promessa ti darò in sposa a mia figlia
 adesso come non mai
 desiderio di civiltà
 invece ti tocca sperare che arrivino gli ufo
 cerca la verità
negli amori di serie b
 nelle vetrine che un tempo volevi incendiare
 tua madre non sa cosa cerchi nel vuoto
e non capirà questa voglia di nuovo che invecchierà domani
 ti ho vista al telegiornale
 non sembravi neanche tu
 fra diecimila persone
 fra le sirene tu canti
 hai preso un master da poco
 e un lavoro su per giù
 vedi la neve nel cielo
e quest'amore nel vuoto
 mettiti in fila dai
 il tuo turno arriverà
 hai solamente 30 anni ed intorno c'hai il vuoto

lunedì 4 marzo 2013

tarall & wine - l'importante è ca staje buono (2013)

tutto ha inizio nell'estate 2011 quando nasce la collaborazione fra dario sansone (foja) e claudio domestico (gnut, arm on stage), due cantautori napoletani tra i più promettenti della scena indie campana. un sodalizio artistico ed umano che li spinge ben presto ad esibirsi live offrendo al pubblico un concerto con una partenza del tutto particolare: tarallucci e vino rosso a fare d'apripista a due amici, ancor prima che musicisti, che fanno della voglia di divertirsi e divertire un progetto semplice ma vincente. le voci e le chitarre portano il pubblico in un vero e proprio viaggio attraverso la canzone d’autore amata dai due. il progetto, strada facendo, si anima di idee fino a concretizzarsi con la stesura di nuovi testi e musiche che permettono all'inedito duo tarall & wine di realizzare il loro primo disco l'importante è ca staje buono uscito il primo marzo in versione digitale e previsto in formato cd per metà marzo. hanno preso parte alla realizzazione dell’album mattia boschi (marta sui tubi), giovanni schiattarella (foja), giuseppe fontanella (24 grana), marco sica (guappecartò), carlo graziano, fabio renzullo e francesco villani.


la title track è una dedica a tutti coloro che per scelta o per necessità hanno lasciato napoli e i loro affetti più cari, abbandonando però il classico cliché dell'emigrante triste e nostalgico; il duo napoletano è riuscito infatti a trasporre in note un nuovo messaggio con l'intento di gratificare, rassicurando, chi ha dovuto scegliere questa difficile strada. il video, realizzato in appena due settimane, parte da un’idea molto semplice: lanciare un appello sul web, chiedendo a tutti i napoletani sparsi per il mondo di riprendersi mentre esponevano un cartello con su scritto "sto bbuon!". la risposta non si è fatta attendere, il brano è così arrivato in maniera velocissima all'orecchio di tanti, rendendo un po' autori tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione della clip.


l'importante è ca staje buono
(claudio domestico - dario sansone)

passano 'e penziere e arravogliano 'e cervelle
ricive è troppo bella ma l'aggia abbandunà
e cu 'na valigia t'accumpagnaime llà
che suonne dint'a sacca "guagliù veniteme a truvà"
e nun si turnato cchiù ccà
ma nuje nun t'amme scurdato
e chi 'a vò cotta e chi 'a vò cruda
l'importante è ca staje buono addò staje
ci sta chi parte pe ammore e ci sta chi nun po' turnà
chi mann' 'e sorde pe posta e chi s'è fa mannà
ma n'albero senza sta terra chissà che frutti che dà
aizzamme nu bicchiere 'e vino e po' 'o sbattimme 'ngoppe 'o tavolo
pe te salutà
e nun si turnato cchiù ccà
ma nuje nun t'amme scurdato
e chi 'a vò cotta e chi 'a vò cruda
l'importante è ca staje buono addò staje



l'importante è che stai bene *
passano (tornano) i pensieri e aggrovigliano il cervello (si stringono in testa)
dicevi è troppo bella ma la devo abbandonare
e con una valigia ti accompagnammo là
con i sogni nella tasca "ragazzi, venite a trovarmi"
e non sei tornato più
ma noi non ti abbiamo dimenticato
[e chi 'a vò cotta e chi 'a vò cruda]**
l'importante è che stai bene dove sei
c'è chi parte per amore e c'è chi non può tornare
chi manda i soldi per posta e chi se li fa mandare
ma un albero senza questa terra chissà che frutti dà
alziamo un bicchiere di vino e poi lo battiamo sul tavolo
per salutarti
e non sei tornato più qui
ma noi non ti abbiamo dimenticato
[e chi 'a vò cotta e chi 'a vò cruda]**
l'importante è che stai bene dove sei





**tipica espressione della lingua napoletana che può essere tradotta con una frase a piacere tra queste: comunque vada; in un modo o nell'altro; qualunque scelta farai; qualsiasi cosa accadrà...
[precisazione di silvio iaccarino approvata da dario sansone]

*grazie a nadia merlo fiorillo per la traduzione