lunedì 24 dicembre 2012

tom waits - silent night - christmas card from a hooker in minneapolis (1978)

oggi è la vigilia di natale e il capitano cook è in partenza. il "suo" spirito natalizio lo porta molto lontano da qui e gli auguri ve li fa a modo suo...



biglietto natalizio da una prostitua a minneapolis
hey charley, sono incinta
e vivo sulla 9° strada
proprio sopra una libreria polverosa
su cuclid avenue
e ho smesso di prendere droghe
e ho smesso di bere whisky
e il mio uomo suona il trombone
e lavora alla ferrovia.
e lui dice di amarmi
anche se non è il suo bambino
e dice che lo alleverà
come se fosse figlio suo
e mi ha dato un anello
che portava sua madre
e mi porta fuori a ballare
ogni sabato sera. e, hey, charley, ti penso
ogni volta che passo davanti a un distributore di benzina
per via di tutta la gelatina
che mettevi nei capelli
e ho ancora quel disco
di little anthony & the imperials
ma qualcuno mi ha rubano il giradischi
che te ne pare?
hey charley, sono quasi impazzita
dopo che mario è stato beccato
così sono tornata a Omaha
per vivere con la mia gente
ma tutti quelli che conoscevo
o erano morti o erano in prigione
così sono tornata a Minneapolis
questa volta penso che rimarrò qui.
hey Charley, penso di essere felice
per la prima volta dopo il mio incidente
e vorrei avere tutti i soldi
che spendevamo in droga
mi comprerei un rivenditore di macchine usate
e non ne venderei nemmeno una
guiderei una macchina diversa
ogni giorno a seconda di come
mi sento.
hey charley
per l’amor di dio
vuoi sapere
la verità?
non ho un marito
lui non suona il trombone
e ho bisogno di un prestito
per pagare questo avvocato
e charley, hey
uscirò in libertà condizionata
in tempo per il giorno di san valentino.

sabato 22 dicembre 2012

eliop(e)tri - bradipo (uncensored version) (2011)

fra il primo e il secondo disco degli elio petri c‘è di mezzo una parentesi che se ne va. un tempo la creatura musicale di emiliano angelelli racchiudeva fra due tonde la e del cognome di uno dei più grandi registi italiani di ogni tempo. oggi non più. e per una parentesi che se ne va c‘è invece una band vera e propria che arriva, con la line-up completamente rinnovata. 
così elio petri oggi non è più il progetto solista di emiliano angelelli ma un gruppo a tutti gli effetti, che da gruppo agisce per questo nuovo disco a più di due anni di distanza dal precedente “non è morto nessuno”. “il bello e il cattivo tempo” verrà pubblicato a gennaio 2013 per cura domestica, etichetta perugina legata ai “the rust and the fury”. tra gli ospiti: marco parente e teho teardo.
il video di “bradipo”, tratto dal loro primo disco, è stato girato nel mese di gennaio 2011 nei pressi di bavari (ge), nel corso del tour degli elio p(e)tri. diretto da michele vaccari e lucio basadonne, si tratta del primo caso in assoluto in cui dei videomaker affrontano il tema della dendrofilia, una forma di feticismo che consiste nell'attrazione sessuale per gli alberi.

giovedì 20 dicembre 2012

il disordine delle cose - vorrei, potrei, dovrei (2012)

la band novarese "il disordine delle cose" si è formata nel 2007 e fin dall’inizio è riuscita ad avere una buona attività live. presso il garage ermetico di torino registrano il loro omonimo disco d'esordio con la produzione artistica di gigi giancursi e cristiano lo mele dei perturbazione. tra il 2009 e il 2010 suonano per circa 100 concerti in tutta la penisola con l'apporto di mattia boschi dei marta sui tubi, che diventa membro fisso del gruppo. nel mese di agosto 2011 la band registra il secondo album al soundlaugin studio di moesfellsbaer in islanda con birgir jòn birgisson, manager e fonico dei sigur rós e l’importante contributo delle amiina, quartetto d'archi che abitualmente supporta il gruppo islandese in studio ed in concerto.
il disco, con il titolo "la giostra" viene pubblicato il 29 febbraio 2012 per la neonata etichetta “cose in disordine”.
la giostra cresce sulle basi gettate nel disco d'esordio: atmosfere melancolico-intimiste della tradizione cantautorale, con riferimenti ad un pop raffinato di matrice anglo-americana che gli permettono di acquisire un respiro più internazionale.
il nuovo video "vorrei, potrei, dovrei", con immagini montate da valeria belloro e alessandro marchetti, racconta il senso del loro viaggio e, per alcuni, della loro vita...
il mare fa da sfondo metaforico ad un rapporto complicato, teso alla ricerca di trovare quello che ci manca, quello che non siamo e che vorremmo essere, quello che potremmo e che, per il bene di tutti, dovremmo essere. ma spesso le persone a cui ci aggrappiamo non stanno tanto meglio di noi. e allora non rimane che affidarsi alla bellezza della verità, che rimane il vero salvagente della vita.



vorrei, potrei, dovrei
vorrei, potrei, dovrei
rubare tutta l'energia che hai
diversa dalla mia
lo sfinimento è causa della nostra frenesia
sono aggrappato a un naufrago
sopravvissuto a un incubo che annega la poesia
vorrei, potrei, dovrei
assecondare le teorie che hai
diverse dalle mie
le cause di ogni divergenza sono una follia
sono aggrappato a un naufrago
in cerca di un rifugio che non sia la fantasia
sono aggrappato a un naufrago
alla deriva cè un miraggio in fondo alla tua scia

vorrei cambiare il senso delle cose e farmi trasportare
potrei costringerti a subire e farti ancora naufragare
dovei sapere sempre cosa dire e dopo non parlare
vorrei che fosse tutto vero


il disordine delle cose
marco manzella - voce, chitarre
alessandro marchetti - basso
luca schiuma - piano, organo
vinicio vinago - batteria
emanuele sarri - chitarre
mattia boschi - violoncello

martedì 18 dicembre 2012

Marlene Kuntz feat. Skin - La canzone che scrivo per te (2000)

Nel quarto disco dei Marlene Kuntz, “che cosa vedi”, uscito il 13 ottobre 2000, c’è una sorpresa: Skin, che duetta nel brano “la canzone che scrivo per te”. L’incontro tra la leader britannica del gruppo Skunk Anansie e i Marlene non fu così romantico, come raccontò Dan Solo, all’epoca bassista della band piemontese: “La Virgin, che ci distribuisce, ha fatto ascoltare a Skin i nostri demo quando gli Skunk Anansie suonavano al festival di Monza. Lei è rimasta molto impressionata: ha indicato due canzoni, tra cui ‘La canzone che scrivo per te’. Così è nato tutto da lì: ha lavorato con Cristiano, è venuta a Firenze, dove stavamo registrando, ed ha inciso la parte”. “Skin Ha interagito in questa canzone, scrivendosi le sue parole”, aggiunse Cristiano Godano, leader dei Marlene.”Era una cosa che poteva funzionare oppure no: è stata una magia che mi ha sorpreso. Ne è venuta fuori una cosa con un senso di compiutezza, che non suona forzata. Siamo consapevoli delle opportunità promozionali che ci può dare, ma prima di tutto volevamo l’integrità artistica, e questa c’è in maniera magica”.
Girato in un freddo e scuro capannone post-industriale adornato da fari e fiori, diretto da Beniamino Catena, il video mette in scena l’incontro tra due persone ed è una dolce ballata strutturata come un dialogo.
“Ho fatto mie le parole della canzone, facendomele spiegare, ma rileggendole a modo mio”, raccontò Skin. “Nella canzone c’è un punto di vista maschile convinto che l’amore sia una bella cosa, io ho interpretato quello femminile, scrivendo le mie parole e mettendoci la mia disillusione. Personalmente penso che l’amore sia uno schifo, che spesso ti possa rovinare la vita, e questo ho cercato di esprimerlo con un punto di vista un po’ scuro in ciò che canto.” “E’ un ribaltamento delle mie parole”, aggiunse Godano, “ci sono due pensieri diversi che vengono fuori e si controbilanciano”. “Come artista penso principalmente alla musica, mi chiedono di fare molte cose, molte collaborazioni”, continuò Skin, “ma per me la cosa più importante rimane la musica. Ho conosciuto i Marlene Kuntz vedendo i loro manifesti affissi per l’Italia quando ero in tour con gli Skunk Anansie e mi hanno incuriosita. Quando ho sentito la loro musica me ne sono innamorata… Non ci sono molte rock band emergenti in questo periodo. Non capisco un c*** di quello che dicono, ma il feeling della loro musica è giusto.”

la canzone che scrivo per te
non c'è contatto di mucosa con mucosa
eppur mi infetto di te,
che arrivi e porti desideri e capogiri
in versi appassionati e indirizzati a me;
e porgi in dono la tua essenza misteriosa,
che fu un brillio fugace qualche notte fa;
e fanno presto a farsi vivi i miei sospiri
che alle pareti vanno a dire "ti vorrei qua".
questa è la canzone che scrivo per te:
l'ho promessa ed eccola.
riesci a scorgerti? Sì che ci sei,
prima che ti conoscessi.
(ora ho il tuo splendido sorriso da succhiare:
sfavilla di felicità.
l'osservo su dalla tua fronte vanitosa
che ai miei baci ha chiesto la priorità)
pure frigid waters from these eyes that always miss you
nothing but violence from my empty gun
i'm using silver to light up these blackheart faces
blinding your fingers with my skin that burns for you
questa è la canzone che scrivo per te:
l'ho promessa ed eccola.
riesci a scorgerti? Sì che ci sei,
proprio mentre ti conosco.
this song is for me
i listen like I promised you
i can see me in your words from hell
that you write for me
e ho le tue mani da lasciarmi accarezzare il cuore
immune da difese che non servono.
ma ora ho in testa il viso di qualcuno più speciale di me,
che sa cantare ma ha più stemmi da lustrare di me...e questo è il tuo svago.
per quel che mi riguarda sei un continente obliato.
per quel che ho visto in fondo mi è piaciuto.
don't, don't tell me. what you want from me
no, don't tell me. i don't wanna hear. Don't tell me
questa è la canzone che scrivo per te:
l'ho promessa ed eccola.
riesci a scorgerti? non ci sei più,
dopo che ti ho conosciuta.

lunedì 17 dicembre 2012

cosa piace ad amélie (da "il favoloso mondo di amélie”) (2001)


<<“mi piace molto voltarmi nel buio e osservare le facce degli altri spettatori. e poi mi piace cogliere quei particolari che nessuno noterà mai. Invece, non mi piacciono i vecchi film americani quando il guidatore non guarda la strada.” coltiva un gusto particolare per i piccoli piaceri: tuffare la mano in un sacco di legumi; rompere la crosta della creme brulée con la punta del cucchiaino; e far rimbalzare i sassi sul canale saint martin. amélie continua a rifugiarsi nella solitudine. si diverte a porsi domande cretine sul mondo e su quella città che si stende davanti ai suoi occhi, per esempio: “quante coppie, in questo preciso istante, stanno per avere un orgasmo?” "quindici". la mitezza del giorno, quel profumino nell'aria, il rumore tranquillo della città. inspira profondamente e la vita le appare semplice e limpida. a un tratto si sente sommersa da uno slancio d'amore, un desiderio di aiutare l'umanità intera...>>

"il favoloso mondo di amélie


"le fabuleux destin d'amélie poulain" di jean-pierre jeunet con audrey tautou e matieu kassovitz. musiche originali di yann tiersen.

sabato 15 dicembre 2012

manzoni - a mio padre (2012)

i manzoni sono un gruppo originale: da una parte quattro chitarristi trentenni con il pallino per la sperimentazione post rock, che, a turno si alternano alla batteria; dall’altra luigi tenca, un ragazzo che ormai di anni ne ha cinquantanove. suoi i testi, sua la vita da raccontare, l’esperienza, la voce delicata, calma, mai oltre le righe, spesso in forte contrasto con le potenti sonorità create dagli strumenti degli altri membri della band: ed è proprio questa voce che sa dare un tocco d’umanità alla musica della formazione veneta, anche davanti alle crude negatività della realtà moderna che tenca e compagni propongono nei loro pezzi, mentre nei frangenti più romantici, riesce ad aumentare l’intensità emotiva della canzone. suo quello stile così simile a piero ciampi da far venire qualche brivido. post rock e piero ciampi. chi l’avrebbe mai detto? l’amore per piero manzoni avvicina i due antipodi.




a mio padre, tratto dal secondo album del gruppo, cucina povera, è un pezzo che sa di ricordi, di fumo e dita ingiallite, di sudore lavorato e di attese ripagate. sa anche di amore, quell’amore che non si dice, che non si regala, tra padri e figli. quell’amore che però resta a dispetto del tempo che passa e delle piccole grandi cose del mondo intorno che cambiano.
le immagini del video sono tratte dal live tenuto dalla band l'8 settembre 2012 presso il cortile della farmacia a torino per il festival garrincha loves torino.


venerdì 14 dicembre 2012

zibba - asti est (2012)

come il suono dei passi sulla neve è il quarto disco di zibba e almalibre, che lo scorso 8 dicembre ha ritirato la targa tenco come miglior album dell'anno. 
recentemente zibba ha anche ricevuto il premio indie music like come artista indipendente più trasmesso negli ultimi cinque anni dalle radio italiane. contemporaneamente all’attività con gli almalibre, il cantautore partecipa ad altri progetti: scrive musiche per gli spettacoli teatrali comedian blues e camilla, interpretati dal gruppo comico i turbolenti, e diventa anche attore in all’ombra dell’ultimo sole, musical ispirato al mondo di fabrizio de andrè.
asti est, nuovo singolo e video, è dedicato all’omonimo casello autostradale per quelli che ad asti ci arrivano dalla liguria. musicalmente è un omaggio a stevie wonder, arricchito dalla voce di eugenio finardi. l’ho scritto in un pomeriggio caldo nella casetta nel bosco di marrone quando fugge, al secolo massimo lepre, cantautore astigiano nonché mio amico" (zibba)
il video è stato girato tra sassello e pontinvrea, in provincia di savona, per la regia di michele delucis.

asti est
sette amori per sette villani
cinquantamila ornamenti papali
festa dei tavoli in legno
fine del mondo domani ad un metro da qui
passavoce che passoparola
dammi lingua e mutande viola
pesto e vitello crudo di misto
di razze e di fisionomie da città
muoviti non c'è più tempo
dove hai messo il vento? Svengo
guaivo e lei non era qui
ho un orizzonte nuovo
che mi ricorda un po' il perché
fuori hai più freddo di me.
non è luna che piange il sole
non è un fatto di erezione
fra l'odore di cane, di menta
e di fiori cresciuti lontano da qui
passa l'acqua per chi ne vuole.
tette nude e facce buone
gira la favola della cascina nel bosco
coda di rospo e muri di mosto
atterra le grucce e i pensieri
e dove cazzo eri, ieri
morivo e tu non eri qui.
ho un tatuaggio nuovo
che mi ricorda un po' il perché
fuori hai più freddo di me.
non v'è pace se non v'è intenzione
non è l'osso che resta al padrone
niente stelle per chi non ha petto
e romanzi sbagliati ma scritti per se.
quattro lire per buone ragioni
a cavallo di gechi e ciccioni
dalla casa al fagiolo
spunta del fumo dal tetto che sia desinare
ma versane sol due bicchieri
sono stato bene, ieri
morivo e tu non eri qui.
ho un mal di capa nuovo
che mi ricorda un po' il perché
fuori hai più freddo di me.

lunedì 10 dicembre 2012

il Capitano Cook incontra Nicolò Carnesi

Nicolò Carnesi è un giovane palermitano che certamente ha qualcosa da dire. Uno dei più interessanti autori della scena emergente italiana, il cui disco d’esordio, gli eroi non escono il sabato, è stato uno dei lavori di cui si è parlato maggiormente nel 2012. L'ho incontrato prima di una delle sue recenti date milanesi per fare il punto su un periodo davvero luminoso per lui.
Chi era Nicolò Carnesi prima che tutti si accorgessero di lui?
In realtà è successo esattamente quello che succede un po’ a tutti. Tu sei lì, scrivi canzoni e le porti in giro. Ovviamente, trovandomi in Sicilia, è stato più difficile farmi notare a livello nazionale. Quasi impossibile, senza dietro un nome, un ufficio stampa e un disco che rispondessero ai criteri canonici di visibilità.
Concerti ne ho fatti tantissimi in Sicilia, ho seguito nuovi progetti, scritto molte canzoni, questo per anni…ma non succedeva nulla, tantomeno la possibilità di registrare un disco. Non ho mai pensato di lasciare ma ero un po’ scoraggiato, finché, un giorno,mi son detto: “ho dei brani nuovi, li metto su youtube e vediamo che succede”…(fra parentesi comprendevano avevo poca fantasia che poi è finita nel mio primo disco). Da lì si è formata una piccola nicchia siciliana che ha iniziato ad ascoltare i miei video condividendoli su internet e a frequentare i miei concerti. Mi sono poi arrivate alcune richieste da parte di piccole etichette discografiche, tra cui la palermitana malintenti che già conoscevo.
Si è creato un vero e proprio progetto, un’idea. Il processo creativo è stato lunghissimo, è trascorso più di un anno nel quale ho scritto un sacco di canzoni. Addirittura, la mia idea iniziale era di pubblicare un doppio album…ma chi mai ha esordito con un doppio cd?? Nessuno, proposta improbabile da realizzare….
Per pubblicizzare l’uscita del disco abbiamo anticipato un singolo con tanto di video: il colpo, stampato in 45 giri. 500 copie che ora sono quasi esaurite, non verrà mai più ristampato, quindi, collezionisti, approfittate delle ultime disponibili… La cosa bella è che il video è piaciuto a rockit e da lì ha preso il via l’attenzione a livello nazionale. Si è stabilita una base minima di attesa, incrementata anche dall’ep pubblicato due mesi prima dell’album, che ha permesso al disco di “uscire” nel migliore dei modi. Ricordo che dopo l’uscita dell’ep le agenzie hanno cominciato a chiamarmi, il mio progetto ha iniziato a concretizzarsi, la mia musica a piacere.

Ho letto che, nella tua adolescenza disegnavi fumetti e ti inventavi cortometraggi. Sei anche appassionato di cinema?
Credo che per un certo periodo (dai 13 ai 17 anni), sia stato il mio interesse dominante. Guardavo fino a 5 film al giorno, scrivevo sceneggiature, cercavo con mezzi ridicoli di fare dei piccoli cortometraggi e intanto disegnavo, mi piaceva anche l’idea di fare fumetti. Non a caso ho frequentato il liceo artistico e l’accademia di belle arti (anche se poi ho lasciato a metà…)
Ti piacerebbe scrivere una colonna sonora?
Una volta l’ho fatto! Si trattava di un piccolo cortometraggio finanziato dalla comunità europea. Ho avuto a che fare da vicino con un mondo davvero affascinante. Eravamo tutte persone senza curriculum ed è stato bello sentire la propria colonna sonora al cinema, anche se il corto, a mio parere, era veramente bruttissimo..

Con quale regista ti piacerebbe collaborare?
Con Paolo Sorrentino sarebbe bellissimo. A livello mondiale invece, David Lynch, un regista che mi ha cambiato un po’ la vita…

Ho letto che ti piace tantissimo ogni giorno scoprire musica nuova. Quali sono gli ultimi ascolti che ti hanno colpito?
Un disco italiano che mi è piaciuto tanto è quello dei Non voglio che clara, scoperto solo di recente. A livello internazionale mi ha colpito l’album di Norah Jones, prodotto da Danger Mouse… il suo tocco si sente molto! Credo poi che l’ultimo album dei Tame Impala sia uno di quelli che ho ascoltato con più soddisfazione negli ultimi anni.

Nelle tue canzoni ti riveli un osservatore della realtà ironico e cinico. Le tue origini palermitane hanno influenzato questa attitudine?
Naturalmente si, ognuno è il prodotto del luogo in cui vive e a sua volta ne viene influenzato. Il periodo in cui in Sicilia, e in particolare a Palermo, stava nascendo questo piccolo movimento musicale, per tutti è stato un bel momento di confronto…poi, naturalmente, ognuno ha preso la sua strada. Ho sempre coltivato il senso dell’ironia nella vita di tutti i giorni, anche in famiglia, con i miei genitori. E’ naturale, quindi, che i temi delle canzoni che scrivo vengano filtrati attraverso questo lato dominante del mio carattere. Ad esempio, penso a “levati”, un brano che, forse, al primo ascolto fa semplicemente sorridere, ma, in realtà, rappresenta al meglio il mio modo di affrontare le situazioni e “vivere” le persone.


il titolo del tuo album “gli eroi non escono il sabato” sembra quasi una dichiarazione di anticonformismo. Chi sono i tuoi eroi?
Su questo tema mi rifiuto di rispondere. Scusa, ma non ne posso veramente più di discuterne. Ho scritto una canzone che si intitola “Gli eroi non escono il sabato” che poi non ho messo nel disco, ma i concetti di eroi e di sabato sera ricorrono spesso nel mio lavoro. Ascoltandolo, secondo me, è più logico che ognuno trovi da solo la propria singola risposta. Il titolo lancia una sorta di messaggio che ciascuno può interpretare liberamente… 
In un brano dici “cambio mestiere, divento ingegnere” è una battuta o ti pesa la precarietà del tuo essere artista?
Io ho la fortuna di avere alle spalle una famiglia che mi ha sempre aiutato e mi permette di prendere quest’attività con un po’ più di leggerezza. Se, dal punto di vista economico, mi ritrovassi a dover essere completamente indipendente, oggi non riuscirei a vivere la mia passione con questo stato d’animo… 

Mi sono perso a Zanzibar parla di un viaggio ma in realtà non sembra importante la destinazione, piuttosto le esperienze vissute nel viaggio stesso…
A me piaceva l’idea, filtrata sempre dal mio senso dell’ironia, di utilizzare come punto di riferimento emotivo un luogo esotico. Allo stesso tempo, però, stavo cercando di descrivere uno stato d’animo, una sorta di idea utopica di felicità. Per il protagonista del mio pezzo Zanzibar rappresenta la felicità perché, proprio lì, trova quello che sta cercando. Credo che, nella vita quotidiana, ognuno di noi cerchi un luogo o uno stato d’animo dove tornare o arrivare. La canzone è semplicemente una sorta di metafora per raccontare questo percorso.

cosa c’entra in tutto questo “itaca” di Konstantinos Kavafis?
Quando ho inciso questa canzone (mi sono perso a Zanzibar, ndr.) l’ho fatta sentire a mia madre. Lei, ascoltandola più volte, ha trovato spontaneo collegarla alla poesia di Kavafis, che io non conoscevo. In effetti, rileggendola, anche io vi ho riconosciuto lo stesso approccio.

In tanti parlano di te come una promessa. Ora che dovrai pensare al secondo disco, ti senti libero di scrivere o ti pesa un po’ quest’aspettativa?
Sono abbastanza sereno. Certo mi fa piacere che la gente si interessi a quello che compongo, fondamentalmente lo faccio perché venga ascoltato. Questo disco l’ho scritto senza crearmi aspettative particolari, senza sapere in quanti l’avrebbero apprezzato. Ora un minimo di attesa c’è: ora esiste un pubblico che si aspetta qualcosa da me. Cerco di accantonare questo pensiero e scrivere ciò che mi piace.. vorrei trovare un filo conduttore tra i due dischi, senza però pormi limiti. Sono alla ricerca di soluzioni nuove che mi appartengono e che nel primo disco non ho avuto modo di sviluppare.
Nell’ultimo anno hai fatto tantissimi concerti girando praticamente tutta l’italia. Ti pesa restare così spesso lontano da casa o è una scelta che ti fa piacere?
In effetti, se facciamo il calcolo quest’anno, in Italia, penso di essere fra quelli che hanno fatto il maggior numero di esibizioni live. In ogni caso mi ha fatto piacere, ne sentivo proprio il bisogno. Comunque, anche nel periodo di attività più intensa, capitava sempre di tornare a casa, almeno una volta a settimana. Certo, in alcuni momenti, la stanchezza si è sentita, ed è proprio in quelle occasioni che mi ha fatto veramente piacere rientrare in famiglia.

hai lavorato con diversi artisti italiani. Chi ti piacerebbe ti telefonasse domani per una nuova collaborazione?
Le collaborazioni sono sempre molto interessanti. Franco Battiato, tra i cantautori, è il mio preferito. Mi piacerebbe molto averci a che fare, vederlo all’opera. L’ho incontrato in un’occasione, ma non so se lui conosce quello che ho fatto.

Cosa c’è nel futuro di Nicolò Carnesi?
Altri concerti fino a marzo e poi la scrittura del nuovo disco. Ho già pronte un po’ di canzoni, ma ne voglio scrivere altre per avere una maggiore scelta, poterle selezionare e pubblicare, poi, solo quelle che sento ben amalgamate tra loro.


biko milano, novembre 2012

grazie a Noelia Suarez per le foto
grazie a Ellebi per l'assistenza 


****intervista apparsa sul #4 di just kids.

giovedì 6 dicembre 2012

la mattina dell’11 marzo 1994...

Charles Bukowski (1920-1994)

Appena affacciato al mondo delle scuole superiori la mia curiosità esplose: conoscere gente nuova, utilizzare mezzi pubblici, uscire da un contesto ordinario fece in modo che iniziassi ad appassionarmi a tantissime cose di cui prima non sentivo il bisogno, in particolare in ambito musicale e letterario. Un pomeriggio notai in libreria “storie di ordinaria follia. erezioni eiaculazioni esibizioni” di Charles Bukowski. Quel titolo mi invitò a leggere subito qualche riga. In breve ne fui catturato, lo comprai e iniziai a divorarlo, tale era la frenesia di esplorare il mondo maledetto che raccontava. Di lì a poco diventai un fan vorace dello scrittore americano, procurandomi man mano tutte le sue opere: romanzi, racconti, poesie, fino quasi ad immedesimarmi con la sua vita. Intendiamoci, non è che passassi le giornate a bere, vomitare, andare alle corse di cavalli e a barcamenarmi con qualsiasi lavoro possibile; né tantomeno le notti in squallide camere d’albergo con donne sconosciute, a fare sesso e scrivere racconti ascoltando musica classica. Vivevo come un normale teenager di provincia, ma sognavo una vita maledetta. Arrivai al punto che qualche amico iniziò a chiamarmi Chinaski, dal nome dell’alter ego di Bukowski utilizzato nei suoi libri.
Un giorno lessi l’avventura di alcuni ragazzi italiani che arrivarono a San Pedro, nei pressi di Los Angeles, dove viveva. Si presentarono alla porta con la celebre six-pack ghiacciata in mano (la confezione da sei birre tanto presente nei suoi racconti), trovandolo disponibile ad accoglierli. Da quel momento avevo una missione: organizzare il viaggio della vita ed incontrare il mio eroe. Dopo giorni passati a documentarmi su aerei e improbabili hotel californiani, la dura realtà, cioè la mancanza di fondi, mi si presentò spietata; fui costretto a ripiegare, accantonando temporaneamente l’idea.
Passò qualche anno, le cose cambiarono, ma la passione per Bukowski rimase immutata e ogni tanto mi ritrovavo a pensare a quel sogno nel cassetto…
Quel sogno si infranse definitivamente la mattina dell’11 marzo 1994 quando, mentre bevevo un caffè in un bar milanese, sfogliai il corriere e l’occhio mi cadde su un articolo a firma Fernanda Pivano, che mi gelò il sangue: “E’ morto Charles Bukowski, l’ultimo scrittore maledetto”. Mi avvolse subito un enorme senso di tristezza che mi impedì di rientrare in ufficio quel giorno. Andai in centro, comprai l’ennesima riedizione di “post office” e mi sedetti su una panchina a leggerlo: in quel momento sentivo solo il bisogno essere dentro le sue storie per immedesimarmi ancora una volta con lui…



*post originariamente pubblicato su SEGNALE ORARIO [Gli Orologi di Everton] per la giornata a tema UN IMMAGINE... UN RICORDO...