domenica 4 novembre 2012

nicolò carnesi - mi sono perso a zanzibar (2012)


itaca

quando ti metterai in viaggio per itaca
devi augurarti che la strada sia lunga
fertile in avventure e in esperienze.
i lestrigoni o i ciclopi
o la furia di Nettuno non temere: 
non sara' questo il genere di incontri 
se il pensiero resta alto e un sentimento 
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo. 
in ciclopi o lestrigoni no certo, 
ne' nell'irato Nettuno incapperai 
se non li porti dentro 
se l'anima non te li mette contro. 
devi augurarti che la strada sia lunga, 
che i mattini d'estate siano tanti 
quando nei porti – finalmente e con che gioia - 
toccherai terra tu per la prima volta: 
negli empori fenici indugia e acquista 
madreperle coralli ebano e ambre, 
tutta merce fina, e anche profumi 
penetranti d'ogni sorta, piu' profumi 
inebrianti che puoi, 
va in molte citta' egizie 
impara una quantita' di cose dai dotti. 
sempre devi avere in mente itaca – 
raggiungerla sia il tuo pensiero costante. 
soprattutto, pero', non affrettare il viaggio; 
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio 
metta piede sull'isola, tu, ricco 
dei tesori accumulati per strada 
senza aspettarti ricchezze da Itaca. 
itaca ti ha dato il bel viaggio, 
senza di lei mai ti saresti messo 
in viaggio: che cos'altro ti aspetti? 
e se la trovi povera, non per questo itaca ti avra' deluso. 
fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso 
gia' tu avrai capito cio' che Itaca vuole significare. 

“è palese, zanzibar non è un luogo, è un idea. riprendo l’immagine del viaggio come mezzo per cercare quel quid che ci completi, che ci possa dare la dose di serenità / felicità / appagamento cui tutti aneliamo .
suonai ad un festival qui in sicilia, dopo di me c’era brunori sas, alla fine del concerto ci scambiammo dei dischi, proposi a dario di cantare in questo pezzo.
mi piaceva l’idea che lui fosse un alter ego, un me cresciuto, un po’ “sciupato” da questo viaggiare, forse un po’ più disincantato la sua voce più decisa e agra della mia a rendere l’idea. mi piace immaginare il personaggio del pezzo cosi, dieci anni dopo, con la voce più scura, ma ancora alla ricerca di qualcosa, che può chiamarsi zanzibar, charlotte o semplicemente felicità, ma che comunque ci spinga alla ricerca”
(nicolò carnesi


"ma tu charlotte non mi scordare
anche se sono perso in mare
ti giuro un giorno mi vedrai tornare
e non temere le stagioni
passano gli anni e i capodanni
passano anche i sentimenti..."

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