mercoledì 28 marzo 2012

paul weller - sonik kicks (island, 2012)

mi avvicino sempre con notevole interesse e molto rispetto ad ogni nuovo disco di paul weller, probabilmente perché ha accompagnato alcuni momenti belli della mia vita.... 
è un gran piacere oggi constatare che questo 53enne inglese, considerato un'istituzione nazionale in patria, dopo oltre tre decenni di musica, non ha voglia di tirare i remi in barca ma cerca ancora di rinnovarsi. e questa creatività è una delle caratteristiche che più mi attirano.
un musicista che ha iniziato in piena era punk riproponendo il mod con i jam, ha virato al pop-soul degli style council con derive jazzy e dance, ha proseguito poi da solista sempre cercando di assorbire le nuove tendenze come farebbe ogni appassionato di musica. ha sperimentato e adottato a volte anche soluzioni apparentemente rischiose: insomma ha attraversato quasi tutti i generi musicali adattandoli al suo stile.

nel 2012 esce l'undicesimo disco a suo nome e, già dalla copertina, ci fa capire che intorno a lui ci sono ancora colori molto vivi, quasi psichedelici e raggi laser abbaglianti. il disco risulta nel complesso piuttosto eterogeneo, affiancando al classico british rock echi di psichedelia, loop e suoni sintetici, melodie "sporcate" da rumori ed ovunque una sana aria di improvvisazione.
si parte con un brano serrato con una forte componente elettronica, ampio uso di effetti sonori in stile motorik ed un'insolita voce quasi declamante ("green"). si prosegue con "attic", dal suono più abituale per weller. poi arriva l'incedere rabbioso di "kling i klang": voce tagliente ed ancora tanti effetti elettronici.
dopo un breve intermezzo strumentale ("sleep of the serene") dall'atmosfera sospesa dove si incrociano chitarre ed archi, parte "by the waters", una classica ballata acustica la cui orchestrazione è curata da sean o'hagan degli high llamas (ma l'ispirazione è chiaramente alle atmosfere di nick drake). a seguire, il secondo singolo "that dangerous age", pop con coretti beat ed inserti funk soul (qui l'autore cita come ispirazione il bowie anni 70) in cui si ironizza sulla crisi di mezza età. riferimenti personali?
in "study in blue", uno dei pezzi che preferisco, troviamo un bellissimo incedere reggae con inserti di pianoforte e hammond, una parte centrale stumentale ed avvolgente e un duetto vocale con la giovane neo moglie hannah andrews. una bella novità anche il finale dub improvvisato.
quindi "dragonfly" (il testo è ispirato ad una poesia della figlia jasmine), dove compare l'ex-blur graham coxon, con il suo giro di basso sporco ed i suoi arrangiamenti psichedelici, la voce filtrata ed un sound spaziale.


nel successivo "when you're garden's homegrown" (ispirato alla figura di syd barrett) il basso e la chitarra sono suonati da noel gallagher. ancora synth e psichedelia ma, a far di contrappunto, una fresca melodia anni '60.
"around the lake", primo singolo in circolazione da qualche mese, ci riporta nella new wave martellante ed ossessiva. dopo un altro breve intermezzo noise, il disco si riprende effetti elettronici e suoni sintetici, con un ritmo quasi flamenco ("drifters" scritta a 4 mani con steve craddock degli ocean colour scene).
poi "paperchase" in cui si parla di abuso di alcol e droghe (ed il riferimento è ad alcuni momenti bui del suo passato) con echi di psichedelia anni '60. la chiusura è un brano pop soul ("be happy children") in cui compaiono alle voci altri due figli: leah e mac. nel testo chiari riferimenti alla scomparsa del padre di paul avvenuta nel 2009.
dettagli curiosi: i figli di paul weller sono sette, avuti da cinque diverse relazioni. l'ultimo matrimonio è stato celebrato a capri e, nel 2012, sono nati 2 gemelli (bowie e john paul).
particolarità del disco invece è che i musicisti che compaiono spesso nei recenti lavori di weller, in quest'occasione, si cimentano in strumenti per loro atipici: graham coxon suona per la prima volta l'organo, steve cradock in molti pezzi è alla batteria, noel gallagher al basso...
l'esordio di sonik kicks nella classifica inglese è stato direttamente al #1.

in definitiva è un disco eclettico e fresco, un'opera in cui paul ha suonato un sacco di strumenti e dove il coproduttore simon dine ha contribuito ad aumentare la sperimentazione. un caleidoscopio di rimandi e citazioni alimentato dalla curiosità di paul come appassionato di musica e collezionista di dischi. a tratti si ha quasi l'impressione di una rielaborazione futurista di ciò che l'artista ha prodotto nei tre decenni precedenti. o forse, per dirla con le sue parole, questa è semplicemente musica del ventunesimo secolo...

il sito ufficiale di paul weller
paul weller su facebook
l'aggiornatissimo blog su paul weller


"that dangerous age" remixed by battle of the zoo!

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